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Pfas: l’allarme degli esperti sanitari europei che scuote la Commissione UE

Scopri perché oltre 150 professionisti sanitari europei chiedono una regolamentazione urgente dei PFAS, con possibili impatti sulla salute e deroghe discusse fino a 20 anni per i dispositivi medici.
  • 10.000 tipi di PFAS sotto esame dall'ECHA per limitarne l'uso.
  • Deroghe fino a 13,5 anni per dispositivi medici, estendibili a 20.
  • IARC classifica PFOA come cancerogeno, PFOS come possibile tale.

L’allarme dei professionisti sanitari europei sui PFAS

Un accorato appello è stato rivolto a gran voce da un nutrito gruppo di associazioni mediche e oltre 150 figure professionali del settore sanitario europeo, direttamente alla Commissione Europea. Oggetto di profonda inquietudine è la persistenza nell’impiego delle sostanze perfluoroalchiliche, comunemente note come PFAS, e le gravi ripercussioni che queste hanno sulla salute pubblica. La missiva, indirizzata alla Presidente Ursula von der Leyen, al Vicepresidente Esecutivo Stéphane Séjourné e alla Commissaria all’Ambiente Jessika Roswall, enfatizza l’indispensabilità di un quadro normativo rigoroso e onnicomprensivo per tali composti chimici.

L’invio di questa comunicazione giunge in una congiuntura fondamentale: *al momento, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) sta esaminando un’iniziativa volta a limitare l’uso di circa _10.000 tipi di PFAS_, proposta congiuntamente da cinque nazioni dell’Unione Europea: Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. Le discussioni in corso, in particolare quelle svoltesi il 4 e l’11 giugno, sono incentrate sull’utilizzo dei PFAS nei dispositivi medici, un ambito che suscita notevoli dibattiti.

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Le ragioni dietro l’appello: salute a rischio

I sottoscrittori della lettera rappresentano un vasto panorama di competenze professionali e organizzazioni dedicate alla salvaguardia della salute, con una particolare attenzione rivolta al benessere infantile. Tra le entità firmatarie spiccano il Dipartimento di Oftalmologia del Centro Medico Universitario di Leiden, la rete internazionale per la salute e l’ambiente dei bambini (INCHES), la Società Islandese dei Medici per l’Ambiente, il Centro danese per gli ospedali sostenibili e l’Associazione olandese dei medici di sanità pubblica.

La principale preoccupazione risiede negli effetti deleteri che i PFAS esercitano sulla salute umana. Numerosi studi approfonditi hanno costantemente correlato queste sostanze a un ventaglio di problematiche, tra cui tumori al rene e ai testicoli, innalzamento dei livelli di colesterolo, compromissione del sistema immunitario e disturbi della fertilità sia maschile che femminile. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha etichettato il PFOA come “cancerogeno per l’uomo” e il PFOS come “possibile cancerogeno”. Nonostante il divieto di PFOA e PFOS, queste sostanze permangono rilevabili nel sangue delle persone in tutta Europa, sottolineando l’impellenza di una restrizione generalizzata.
La Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO) ha inoltre affermato che i PFAS costituiscono un rischio per la salute dei bambini e delle gestanti, suggerendone una progressiva eliminazione. I firmatari della lettera ribadiscono con forza che, senza una regolamentazione alla fonte, i PFAS continueranno a costituire una minaccia per la salute della popolazione, e che il settore sanitario non debba essere impiegato come giustificazione per procrastinare un’azione.

Le deroghe contestate e le alternative esistenti

La proposta di una restrizione universale dei PFAS contempla esenzioni fino a _13,5 anni_ per alcuni dispositivi medici. Alla luce del fatto che la limitazione non entrerà in vigore prima della fine del decennio in corso, le imprese disporrebbero di un lasso di tempo che potrebbe arrivare fino a 20 anni per rimuovere gradualmente i PFAS da specifici dispositivi. I professionisti del settore medico si oppongono con vigore a tale scenario, rifiutando di considerare l’assistenza sanitaria come un pretesto per l’inerzia.

Contrariamente alle asserzioni dell’industria, esistono valide alternative all’utilizzo dei PFAS in ambito sanitario. Numerose sale operatorie in Europa hanno già optato per l’anestesia endovenosa in luogo dei gas anestetici, riducendo così le emissioni di gas fluorurati. Un altro esempio virtuoso è rappresentato dalla direttiva olandese che promuove la prescrizione “consapevole del clima”, incoraggiando i medici a privilegiare gli inalatori a polvere secca rispetto a quelli che impiegano propellenti contenenti gas fluorurati.

I firmatari della lettera sostengono che non vi sia ragione per escludere la catena di approvvigionamento dei dispositivi medici dal divieto dei PFAS. Essi esprimono pieno sostegno alla proposta di restrizione universale, inclusi i periodi di transizione previsti per i dispositivi medici indispensabili. Questa limitazione è intesa come un volano per l’innovazione e lo sviluppo di soluzioni più sicure e sostenibili, garantendo così che l’Unione Europea mantenga una posizione di leadership nella transizione verso un’economia libera dai PFAS.*

Un futuro senza PFAS: responsabilità e consapevolezza

La questione dei PFAS rappresenta una sfida complessa che richiede un approccio olistico e responsabile. La salute dei cittadini europei è a rischio, e l’inerzia non è più un’opzione. La transizione verso un’economia priva di PFAS è un imperativo, e il settore sanitario non può essere esentato da questo processo.
Le alternative esistono, e l’innovazione tecnologica può accelerare ulteriormente la loro adozione. È necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle imprese e dei professionisti del settore sanitario per garantire un futuro più sicuro e sostenibile per tutti. La consapevolezza dei rischi associati ai PFAS deve essere diffusa tra la popolazione, affinché i consumatori possano fare scelte informate e responsabili.

Verso un consumo consapevole: un piccolo passo, un grande cambiamento

Amici, parliamoci chiaro: la questione dei PFAS è complessa, ma non dobbiamo farci spaventare. Un piccolo gesto che possiamo fare tutti è informarci. Leggere le etichette dei prodotti che acquistiamo, cercare alternative più sicure e sostenibili. Sembra poco, ma se lo facciamo in tanti, possiamo fare la differenza.

Nozione base di difesa del consumatore: Il principio di precauzione ci dice che, in caso di incertezza scientifica su un potenziale rischio per la salute, è meglio agire per prevenirlo. Quindi, se possiamo evitare prodotti che contengono PFAS, facciamolo!

Nozione avanzata di difesa del consumatore: Il diritto all’informazione è fondamentale. Le aziende devono essere trasparenti sugli ingredienti dei loro prodotti, e noi consumatori dobbiamo essere in grado di accedere a queste informazioni facilmente. Chiediamo alle aziende di essere più chiare e trasparenti!
Riflettiamoci un attimo: cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per contribuire a un futuro senza PFAS? Magari possiamo iniziare a parlarne con i nostri amici e familiari, a condividere informazioni sui social media, a sostenere le aziende che si impegnano per la sostenibilità. Ogni piccolo passo conta, e insieme possiamo fare la differenza.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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