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Fallisce l’accordo globale sulla plastica: cosa possiamo fare?

I negoziati internazionali si bloccano, ma i consumatori possono ancora fare la differenza. Scopriamo come le nostre scelte quotidiane possono ridurre l'inquinamento da plastica.
  • Negoziati falliti a Ginevra tra 185 paesi sull'inquinamento da plastica.
  • Produzione di plastica: 460 milioni di tonnellate annue nel mondo.
  • Costi sanitari globali: 1500 miliardi di dollari a causa della plastica.

Dopo dieci giorni di intense discussioni a Ginevra, i 185 paesi coinvolti nella redazione del <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_globale_sull%27inquinamento_da_plastica“>primo accordo universale contro l’inquinamento causato dalla plastica non sono giunti a un consenso. Questo risultato inconcludente, registrato presso la sede delle Nazioni Unite, desta notevoli dubbi sulla capacità della comunità internazionale di fronteggiare una delle più impellenti urgenze ambientali del nostro tempo. Le divergenze tra le nazioni vertono su elementi chiave, tra cui le modalità di finanziamento, il carattere vincolante dell’intesa, la considerazione degli impatti delle microplastiche sulla salute umana e persino la denominazione del trattato stesso.

Le Ragioni del Fallimento

Le cause del fallimento risiedono in vedute contrastanti e interessi in conflitto. Da una parte, oltre un centinaio di nazioni, tra cui Francia, Regno Unito e Unione Europea, spingevano per un’intesa ambiziosa che includesse restrizioni alla fabbricazione di plastica, il divieto dei prodotti più dannosi e la tutela della salute umana. Dall’altra parte, un piccolo gruppo di paesi produttori di petrolio, come Arabia Saudita e Kuwait, si sono opposti a qualunque restrizione alla produzione, sostenendo che tale questione fosse al di fuori del perimetro del trattato.

Il presidente del comitato di negoziazione, Luis Vayas Valdivieso, ha presentato due schemi di testo, entrambi rigettati. Un riesame definitivo, esposto alle prime ore di agosto, ha omesso qualunque riferimento a un tetto produttivo, limitandosi ad osservare che gli attuali livelli di produzione e consumo sono considerati insostenibili. Neanche questa concessione è servita a risolvere la situazione di stallo.

Cosa ne pensi?
  • È un peccato che l'accordo sia fallito, ma...😔...
  • Forse concentrarsi solo sulla plastica è limitante... 🤔...
  • Invece di deprimerci, dovremmo agire subito! 💪...

Reazioni e Prospettive Future

La delusione e la frustrazione per il fallimento dei negoziati sono state largamente manifestate. La ministra francese per la transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher, si è detta «delusa» e «arrabbiata» per il blocco imposto da pochi paesi «guidati da interessi finanziari a breve termine». Il delegato colombiano Sebastián Rodríguez ha parlato di negoziati «costantemente bloccati da una manciata di stati che semplicemente non vogliono un accordo».

Greenpeace ha definito l’insuccesso un “richiamo all’attenzione per il pianeta”, rimarcando che “porre fine all’inquinamento da plastica implica confrontarsi direttamente con gli interessi legati ai combustibili fossili”.

Nonostante la delusione, numerosi delegati hanno manifestato l’intenzione di proseguire i lavori in una sessione successiva. Secondo Jessika Roswall, Commissaria Europea per l’ambiente, l’esito di Ginevra può fungere da punto di partenza, esortando nel contempo all’onestà e all’apprendimento dagli eventi che hanno condotto a questa situazione.

L’Impatto Ambientale e Sanitario

L’inquinamento da plastica rappresenta una grave minaccia per l’ambiente e la salute umana. Ogni anno, si producono nel mondo oltre 460 milioni di tonnellate di plastica, di cui circa il 75 percento si trasforma in rifiuti che invadono oceani ed ecosistemi. Secondo le stime delle Nazioni Unite, la produzione annua potrebbe raddoppiare fino a 884 milioni di tonnellate entro il 2050, o addirittura triplicare entro il 2060.

Le microplastiche e nanoplastiche, derivanti dalla degradazione dei rifiuti plastici, sono ormai presenti in mari, fiumi, aria e persino nei nostri corpi. I pericoli per la salute e l’ambiente sono ben documentati da una vasta quantità di ricerche scientifiche. Gli specialisti stimano che i costi annuali per la salute, imputabili all’inquinamento da plastica a livello globale, ammontino ad almeno 1500 miliardi di dollari.

Oltre il Trattato: Un Nuovo Approccio per i Consumatori

Il fallimento del trattato internazionale sulla plastica rappresenta un duro colpo per gli sforzi globali volti a combattere l’inquinamento. Tuttavia, questo evento non deve scoraggiare i cittadini e i consumatori, che possono ancora fare la differenza attraverso scelte consapevoli e comportamenti responsabili.

L’associazione dei consumatori Aduc invita i cittadini a non aspettare la politica e a mobilitarsi per ridurre il consumo di plastica e promuovere l’economia circolare. Come dimostra la storia, la mobilitazione globale può portare a risultati concreti, come l’eliminazione degli aerosol responsabili del buco nell’ozono e delle microsfere di plastica nei cosmetici.

Acquistare meno vestiti e preferire fibre naturali, usare mezzi pubblici, bicicletta o camminare al posto dell’auto, evitare tappeti e rivestimenti sintetici negli ambienti chiusi sono solo alcuni esempi di azioni quotidiane che possono ridurre l’impatto ambientale della plastica.

Consumatori Consapevoli: La Chiave per un Futuro Sostenibile

Il fallimento dei negoziati sul trattato internazionale sulla plastica ci ricorda che la strada verso un futuro sostenibile è ancora lunga e piena di ostacoli. Tuttavia, questo evento può rappresentare anche un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la plastica e per promuovere un modello di consumo più responsabile e consapevole.

È fondamentale che i consumatori siano informati sui rischi ambientali e sanitari legati alla plastica e che siano in grado di fare scelte consapevoli al momento dell’acquisto. Ad esempio, è importante preferire prodotti con imballaggi riciclabili o biodegradabili, evitare prodotti monouso e sostenere le aziende che si impegnano a ridurre l’uso della plastica.

Inoltre, è importante promuovere l’economia circolare, che mira a ridurre al minimo la produzione di rifiuti e a massimizzare il riutilizzo e il riciclo dei materiali. Questo modello richiede un impegno da parte di tutti gli attori della società, dalle aziende ai consumatori, dalle istituzioni alle organizzazioni non governative.

Il fallimento del trattato sulla plastica non deve scoraggiarci, ma deve spingerci a fare di più per proteggere l’ambiente e la salute umana. Solo attraverso un impegno collettivo e una maggiore consapevolezza possiamo sperare di invertire la rotta e di costruire un futuro più sostenibile per tutti.

Ripartire dai Consumatori: Un Nuovo Paradigma di Responsabilità Ambientale

Il mancato accordo sul trattato internazionale contro l’inquinamento da plastica ci pone di fronte a una realtà inequivocabile: la responsabilità di affrontare questa crisi non può essere delegata esclusivamente alle istituzioni o alle grandi aziende. Ogni singolo consumatore, con le proprie scelte quotidiane, detiene un potere trasformativo in grado di influenzare il mercato e promuovere un cambiamento culturale profondo.

La nozione base di difesa del consumatore, in questo contesto, si traduce nella consapevolezza che ogni acquisto è un voto: scegliendo prodotti sostenibili, con imballaggi ridotti o realizzati con materiali riciclati, si premiano le aziende virtuose e si disincentivano quelle che continuano a perpetuare modelli di produzione dannosi per l’ambiente.

La nozione avanzata, invece, implica un impegno attivo nella promozione di un’economia circolare, che va oltre il semplice riciclo dei rifiuti. Si tratta di sostenere iniziative di riuso, riparazione e condivisione, riducendo al minimo la necessità di produrre nuovi oggetti e, di conseguenza, di utilizzare plastica vergine. Riflettiamo: quante volte acquistiamo prodotti confezionati in plastica superflua, che finisce inevitabilmente nei nostri mari e nelle nostre discariche? Quante volte potremmo optare per alternative più sostenibili, come acquistare prodotti sfusi o utilizzare contenitori riutilizzabili?

La risposta a queste domande è un punto di partenza per un cambiamento radicale nel nostro modo di consumare, un cambiamento che può fare la differenza per il futuro del nostro pianeta. Non aspettiamo che siano gli altri a risolvere il problema: iniziamo da noi, oggi stesso.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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