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- Costo dei Neet: 24,5 miliardi di euro all'anno (1,23% del PIL).
- Tasso Neet Italia: 15,2%, sopra la media europea (11%).
- Retribuzioni: calo del 3,5% dal 2000 contro aumento 17,8% OCSE.
Oggi, 6 settembre 2025, l’attenzione si concentra su una problematica che affligge l’Italia: l’elevato numero di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training). Un fenomeno che non solo rappresenta una sfida sociale, ma anche un onere economico significativo per il Paese.
L’allarme lanciato dal Forum di Cernobbio
Durante il forum di The European House Ambrosetti (Teha) a Cernobbio, è stato evidenziato come l’Italia sia il secondo Paese peggiore in Europa per incidenza di Neet. Valerio De Molli, Managing Partner e Amministratore Delegato di Teha Group, ha sottolineato che il costo di questi giovani inattivi ammonta a *24,5 miliardi di euro all’anno*, una cifra pari all’1,23% del PIL nazionale. Un dato allarmante, se si considera che si avvicina all’entità di una manovra finanziaria.
L’Italia presenta un tasso di Neet del 15,2%, superando ampiamente la media europea dell’11% e l’obiettivo del 9% fissato dall’UE per il 2030. Tra questi, ben 453.000 sono volontariamente inattivi, non cercando né lavoro né opportunità formative. La problematica incide maggiormente sulle donne giovani (69%), nelle regioni del Sud Italia (46%) e tra coloro che possiedono un’istruzione limitata (42%).
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Le cause profonde del fenomeno Neet
Uno dei fattori determinanti è la questione salariale. Il nostro Paese si distingue come l’unica nazione nell’OCSE dove le retribuzioni medie hanno subito una contrazione anziché un incremento. Nel 2023, si è osservata una riduzione del 3,5% rispetto al 2000, in netto contrasto con l’aumento del 17,8% registrato nella media dell’OCSE. Questa situazione genera sfiducia tra i giovani, con la metà di loro che teme di finire in lavori sottopagati o precari.
Un altro problema è la lentezza degli investimenti nella formazione. È necessario migliorare l’efficienza del sistema formativo, potenziando i percorsi di orientamento fin dalle scuole secondarie di primo grado e creando una regia unitaria tra scuole, docenti, famiglie, imprese, istituzioni e enti del terzo settore.

L’importanza del rispetto e della fiducia
Valerio De Molli ha posto l’accento sull’importanza del rispetto, definendola la parola dell’anno per il 2025. Per rispetto si intende il riconoscimento del valore intrinseco dei giovani, delle loro aspirazioni più profonde, e del ruolo cruciale svolto da insegnanti, nuclei familiari, aziende e organi istituzionali. Significa instillare fiducia, mettere a disposizione gli strumenti necessari e costruire un ambiente di uguaglianza per tutti.
De Molli si è rivolto con un’esortazione chiara agli imprenditori, ai quadri dirigenziali e alla classe dominante, esortandoli a contribuire attivamente, agendo come “architetti di un futuro più promettente per i giovani”.
Un futuro possibile: investire nel capitale umano
La situazione attuale richiede un cambio di rotta. È di cruciale importanza investire nello sviluppo del potenziale umano per assicurare la stabilità dei sistemi economici e offrire alle generazioni future un avvenire prospero. Contrastare la dispersione scolastica, migliorare l’orientamento, incentivare l’istruzione terziaria e creare opportunità di lavoro dignitoso sono passi necessari per ridurre il numero di Neet e valorizzare il potenziale dei giovani italiani.
Ripartire dai giovani: un imperativo per il futuro
La questione dei Neet non è solo un problema economico, ma una sfida che riguarda il futuro stesso del Paese. Ignorare questa problematica significa compromettere il potenziale di una generazione e rinunciare a un futuro di crescita e prosperità. È necessario un impegno congiunto da parte di istituzioni, imprese e società civile per offrire ai giovani le opportunità di istruzione, formazione e lavoro di cui hanno bisogno per realizzare il loro potenziale e contribuire attivamente alla costruzione di un futuro migliore per l’Italia.
Amici, parliamoci chiaro. La questione dei Neet è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Immaginate di avere un giardino rigoglioso, ma di trascurare alcune piante. Col tempo, queste piante appassiranno e non daranno frutti. Allo stesso modo, se non ci prendiamo cura dei nostri giovani, rischiamo di perdere un’intera generazione.
Una nozione base di difesa dei consumatori, in questo caso, è che i giovani sono i consumatori del futuro. Se non investiamo in loro, non solo sprechiamo il loro potenziale, ma compromettiamo anche la nostra economia. Una nozione avanzata è che l’economia circolare può offrire nuove opportunità di lavoro e formazione per i giovani, creando un circolo virtuoso di crescita e sviluppo sostenibile.
Riflettiamo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per aiutare i giovani a realizzare il loro potenziale? Forse possiamo offrire un consiglio, un’opportunità di stage, o semplicemente ascoltare le loro preoccupazioni. Ogni piccolo gesto può fare la differenza.