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- Entro il 31 luglio 2026 l'Italia recepirà la direttiva europea.
- I cittadini europei perdono 12 miliardi di euro ogni anno.
- La garanzia legale del bene si estende di 12 mesi.
Una Svolta per l’Economia Circolare
L’Italia si prepara a recepire la direttiva europea 2024/1799, nota come “Right to Repair”, un passo cruciale verso la promozione dell’economia circolare. Il disegno di legge sulla delegazione europea, approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 luglio 2025, segna l’inizio di un percorso che mira a trasformare il modo in cui i consumatori interagiscono con i beni di consumo. Questa mossa legislativa rappresenta una risposta concreta alla crescente necessità di ridurre i rifiuti e promuovere la sostenibilità, in un’epoca in cui l’obsolescenza programmata e la difficoltà di riparazione spingono i consumatori verso l’acquisto continuo di nuovi prodotti.
La direttiva “Right to Repair” si pone come obiettivo principale quello di incentivare la riparazione dei beni di consumo difettosi, promuovendo il riutilizzo e riducendo l’impatto ambientale derivante dalla produzione e dallo smaltimento di massa. Questo approccio si discosta radicalmente dal modello economico lineare “produci/consuma/getta”, aprendo la strada a un’economia più circolare e sostenibile. L’implementazione di questa direttiva rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità unica per l’Italia di posizionarsi come leader nella transizione verso un futuro più verde.
Misure Attuative e Sfide Future
L’Italia aderirà alla piattaforma online europea per la riparazione, contribuendo con una sezione nazionale dedicata. Tuttavia, al momento, non sono previsti incentivi specifici per la filiera italiana, nonostante la direttiva richieda agli Stati membri di adottare almeno una misura per promuovere la riparazione. Gli Stati membri dovranno notificare alla Commissione europea le misure intraprese entro il 31 luglio 2029. Questo solleva interrogativi sulla velocità e l’efficacia con cui l’Italia implementerà le disposizioni della direttiva. Sarà fondamentale che il governo adotti un decreto attuativo ad hoc, con tempi ragionevolmente brevi, per garantire che il diritto alla riparazione diventi una realtà concreta per i consumatori italiani.
Davide Rossi, direttore generale di Aires e di EuCer Council, ha sottolineato l’importanza di considerare il “Right to Repair” non solo come un diritto del consumatore, ma anche come un diritto degli operatori indipendenti di offrire servizi di riparazione. Rossi ha auspicato un intervento legislativo che agisca sui prezzi delle riparazioni e sugli incentivi, evidenziando come il costo elevato dei pezzi di ricambio spesso scoraggi la riparazione. La piena disponibilità dei manuali tecnici e la possibilità di produrre alcune componenti non brevettate con stampanti 3D sono altre misure che potrebbero favorire la riparazione e ridurre i costi per i consumatori.

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Obiettivi e Benefici del Diritto alla Riparazione
L’obiettivo principale della direttiva è quello di prolungare il ciclo di vita dei prodotti, incentivando la riparazione anziché la sostituzione. Questo approccio non solo riduce i rifiuti e il consumo di risorse, ma offre anche vantaggi economici per i consumatori. La Commissione Europea stima che i cittadini europei perdano circa 12 miliardi di euro ogni anno a causa della sostituzione di prodotti che potrebbero essere riparati. Inoltre, lo smaltimento prematuro dei beni riparabili genera 30 milioni di tonnellate di risorse consumate e 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno.
La direttiva prevede una serie di misure concrete per raggiungere questi obiettivi. I produttori sono tenuti a riparare i beni tecnicamente riparabili, se richiesto dal consumatore, e a fornire informazioni chiare e trasparenti sui servizi di riparazione e sui relativi costi. L’accesso ai pezzi di ricambio originali o compatibili da parte di riparatori indipendenti è garantito, e la garanzia legale del bene viene estesa di 12 mesi in caso di riparazione. Inoltre, verrà istituita una piattaforma online europea per facilitare il collegamento tra consumatori e riparatori.
Verso un Futuro Sostenibile: Un’Opportunità per l’Italia
Il recepimento della direttiva “Right to Repair” rappresenta un’opportunità unica per l’Italia di abbracciare un modello economico più sostenibile e circolare. Tuttavia, il successo di questa transizione dipenderà dalla capacità del governo di implementare misure concrete e incentivanti per la filiera italiana. L’abbassamento dei prezzi dei ricambi, l’esenzione IVA sul costo del lavoro per le riparazioni e l’obbligo per i fabbricanti di mettere a disposizione i pezzi di ricambio sono solo alcune delle misure che potrebbero favorire la riparazione e ridurre i costi per i consumatori. Inoltre, è fondamentale contrastare l’obsolescenza programmata dei prodotti, che costringe i consumatori a sostituirli prematuramente.
Per implementare la direttiva nel diritto nazionale, l’Italia dispone di un lasso di tempo che si estende fino al 31 luglio 2026. Tale arco temporale dovrà essere impiegato per stabilire un efficace regime sanzionatorio e per predisporre un sistema di monitoraggio e verifica, atto a garantire la corretta applicazione delle nuove disposizioni. Il recepimento della direttiva “Right to Repair” costituisce un progresso storico per un’Europa più ecologica, sostenibile ed equa, e l’Italia ha l’occasione di figurare tra i primi Stati a mettere in atto questa normativa, portando benefici tangibili ai cittadini e alla Nazione.
Un Nuovo Paradigma per il Consumo: Responsabilità e Longevità
Il diritto alla riparazione non è solo una questione di legge, ma un cambio di mentalità. Dobbiamo passare da un approccio consumistico, basato sull’usa e getta, a un modello più responsabile e consapevole, che valorizzi la durata e la riparabilità dei prodotti. Questo significa che, come consumatori, dobbiamo essere più attenti alle nostre scelte, privilegiando i prodotti progettati per durare e facilmente riparabili. Allo stesso tempo, le aziende devono assumersi la responsabilità di progettare prodotti più sostenibili e di fornire ai consumatori le informazioni e gli strumenti necessari per ripararli.
Una nozione base di difesa del consumatore legata al tema è la garanzia legale, che protegge il consumatore da difetti di conformità del prodotto per un periodo di tempo determinato. Una nozione avanzata è la responsabilità estesa del produttore (EPR), che obbliga i produttori a farsi carico dei costi di gestione dei rifiuti derivanti dai loro prodotti, incentivando la progettazione di prodotti più sostenibili e facilmente riciclabili.
Riflettiamo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per promuovere il diritto alla riparazione e l’economia circolare? Possiamo iniziare informandoci sui nostri diritti, scegliendo prodotti riparabili e sostenibili, e sostenendo le aziende che si impegnano a favore della riparazione e della longevità dei prodotti. Solo così potremo costruire un futuro più verde e sostenibile per tutti.