E-Mail: [email protected]
- Calo del 30% nel volume d'affari dal 2023 per le imprese italiane.
- 45 impianti chiusi in Europa, perdita di 380.000 tonnellate entro il 2025.
- Solo il 41% degli imballaggi in plastica è avviato al riciclo.
Un Sistema al Collasso
Il settore del riciclo della plastica in Italia si trova di fronte a una crisi senza precedenti. L’associazione di categoria, Assorimap, ha annunciato lo stop degli impianti di riciclo, una decisione drastica che minaccia di paralizzare l’intero sistema di gestione dei rifiuti. Questa situazione critica è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui l’aumento dei costi energetici e la concorrenza spietata delle plastiche vergini importate dall’Asia, spesso vendute a prezzi inferiori grazie a pratiche di “dumping to the cheap”.
Stando ai report di Assorimap, le imprese italiane che operano in questo ambito hanno registrato un calo del 30% nel volume d’affari a partire dal 2023. A livello europeo, si contano già 45 impianti chiusi, e si stima che la perdita di capacità di riciclo possa superare le 380.000 tonnellate entro il 2025. La gravità della situazione ha spinto Assorimap a rivolgersi al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, chiedendo interventi immediati per evitare il collasso del sistema.
Le Richieste di Assorimap e le Responsabilità dei Consorzi
Assorimap, insieme ad altri consorzi come COREPLA, Coripet e CONIP, sollecita il Ministero dell’Ambiente a intervenire con urgenza per scongiurare il blocco degli impianti di riciclo. La principale preoccupazione è che la limitata capacità di stoccaggio degli impianti intermedi possa portare al default dell’intero sistema di raccolta differenziata, vanificando anni di progressi e allontanando l’Italia dagli obiettivi europei di riciclaggio.
Tra le richieste avanzate al Ministero, spiccano l’anticipo al 2027 dell’obbligatorietà del contenuto di plastica riciclata negli imballaggi, il riconoscimento dei crediti di carbonio per chi produce materia prima seconda, l’estensione dei certificati bianchi e maggiori controlli sulla tracciabilità delle importazioni, con sanzioni efficaci per chi non rispetta le regole. È fondamentale ricordare che i produttori di imballaggi, attraverso i loro consorzi, hanno la responsabilità di attuare il principio europeo della responsabilità estesa del produttore, contribuendo attivamente al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio.
La crisi del riciclo della plastica mette in luce una contraddizione: da un lato, l’Italia si presenta come un’eccellenza nella raccolta differenziata; dall’altro, il sistema rischia di crollare a causa di difficoltà economiche e concorrenza sleale. La situazione attuale dimostra che le difficoltà economiche possono compromettere un’infrastruttura strategica come quella del riciclo della plastica e della raccolta dei rifiuti.
- Finalmente un articolo che fa chiarezza sulla crisi! ♻️......
- Ma siamo sicuri che il riciclo sia la soluzione? 🤔......
- E se invece di riciclare riducessimo a monte? 🌳......
L’Efficacia del Sistema di Gestione dei Rifiuti dell’UE
Uno studio congiunto del Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) e dell’Università tecnica della Danimarca ha valutato l’impatto ambientale ed economico dell’intero sistema di gestione dei rifiuti dell’UE. I risultati indicano che, sebbene il sistema europeo sia tra i più efficienti al mondo, il suo contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici è limitato, riducendo le emissioni annuali di gas serra di circa l’1%.
Lo studio evidenzia un notevole potenziale di miglioramento, soprattutto nella riduzione dell’allocazione errata dei rifiuti misti, con particolare attenzione alla raccolta e alla selezione di plastica, tessuti e rifiuti biologici. La quantità di rifiuti differenziati a livello domestico è inferiore a quella effettivamente prodotta, il che significa che molti materiali riciclabili non vengono correttamente differenziati e raccolti. Ad esempio, solo il 41% degli imballaggi in plastica viene raccolto separatamente e inviato al riciclaggio, mentre per i rifiuti tessili la percentuale è del 22% e per i rifiuti organici meno della metà.
Nel campo della gestione dei rifiuti, l’Unione Europea riesce a scongiurare l’emissione di 17 kg di anidride carbonica equivalente per ogni tonnellata trattata, attestandosi su un totale di circa 34 milioni di tonnellate di CO2-eq ogni anno. Questo risparmio corrisponde solo all’1% delle emissioni totali annuali di gas serra dell’economia dell’UE. La maggior parte della riduzione delle emissioni è dovuta alla gestione dei rifiuti metallici, che compensa le emissioni derivanti dalla gestione di plastica, tessili e rifiuti biologici, il cui tasso di riciclaggio è relativamente basso.
Dal punto di vista dei costi, la gestione dei rifiuti comporta costi sociali netti, ad eccezione dei metalli. Il costo del sistema di gestione dei rifiuti in Europa è pari a 68 euro per tonnellata di rifiuti gestiti, per un totale di 136 miliardi di EUR all’anno, ovvero 304 euro per cittadino. Questo indica che il valore sociale ricavato dai rifiuti non compensa i costi sociali sostenuti per la loro gestione.

Verso un Futuro Sostenibile: Sfide e Opportunità
La crisi del riciclo della plastica rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità per ripensare il sistema di gestione dei rifiuti e promuovere un’economia circolare più efficiente e sostenibile. È necessario intervenire su più fronti, incentivando l’uso di materiali riciclati, contrastando la concorrenza sleale, migliorando la raccolta differenziata e investendo in nuove tecnologie di riciclo.
Le politiche dell’UE si concentrano prevalentemente sulla plastica e sui tessuti, ma è fondamentale prestare maggiore attenzione anche ai rifiuti biologici, ai rifiuti minerali e ai fanghi, riducendo l’errata allocazione dei rifiuti riciclabili nei rifiuti misti. Per individuare con più precisione le discordanze nella destinazione dei rifiuti e intervenire con maggiore efficacia, sarebbe utile perfezionare le metodologie di rendicontazione e monitorare con più diligenza il flusso dei rifiuti misti.
La transizione verso un’economia circolare richiede un impegno congiunto da parte di istituzioni, imprese e cittadini. Solo attraverso una collaborazione sinergica sarà possibile superare la crisi attuale e costruire un futuro in cui i rifiuti siano considerati una risorsa preziosa, anziché un problema da smaltire.
Riciclo Virtuoso: Un Imperativo per il Futuro
La situazione attuale del riciclo della plastica ci pone di fronte a una realtà inequivocabile: il modello attuale non è sostenibile. È necessario un cambio di paradigma, un passaggio da un’economia lineare, basata sull’estrazione, produzione, consumo e smaltimento, a un’economia circolare, in cui i materiali vengono riutilizzati e riciclati all’infinito.
Questo cambiamento richiede un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti, dai produttori ai consumatori, dalle istituzioni alle imprese. È fondamentale incentivare l’ecodesign, ovvero la progettazione di prodotti che siano facilmente riciclabili e riutilizzabili, promuovere la raccolta differenziata e il riciclo di qualità, e sostenere la ricerca e l’innovazione nel settore del riciclo.
Ma soprattutto, è necessario un cambiamento culturale, una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori sull’importanza di ridurre i rifiuti, di scegliere prodotti sostenibili e di adottare comportamenti responsabili. Solo così potremo costruire un futuro in cui il riciclo non sia più un’emergenza, ma una pratica virtuosa e consolidata.
Amici, parliamoci chiaro: la crisi del riciclo della plastica ci riguarda tutti. Una nozione base di difesa del consumatore ci insegna che abbiamo il potere di influenzare il mercato con le nostre scelte. Preferire prodotti con imballaggi riciclati o facilmente riciclabili è un piccolo gesto che può fare la differenza. Ma non fermiamoci qui! Una nozione avanzata di economia circolare ci invita a riflettere sul nostro modello di consumo. Siamo davvero consapevoli dell’impatto ambientale dei nostri acquisti? Possiamo ridurre i nostri consumi, riparare gli oggetti anziché sostituirli, e dare una seconda vita ai prodotti che non ci servono più? La risposta a queste domande è nelle nostre mani.








