E-Mail: [email protected]
- Nel 2023 la produttività è calata del 2,7%, nel 2024 del 1,9%.
- Aumento del 2,3% ore lavorate, ma valore aggiunto solo 0,4%.
- Costo del lavoro in Italia: circa 30€ l'ora.
L’economia italiana si trova di fronte a una sfida cruciale: la stagnazione, se non addirittura la diminuzione, della produttività del lavoro. I dati recenti dell’ISTAT, relativi al 2023 e al 2024, dipingono un quadro preoccupante, con un calo rispettivamente del 2,7% e dell’1,9%. Questo andamento negativo, che persiste da circa due decenni, solleva interrogativi profondi sulle cause e sulle possibili soluzioni per rilanciare la competitività del Paese.
Analisi dei dati e cause della stagnazione
La diminuzione della produttività si verifica in un contesto in cui, paradossalmente, le ore lavorate sono in aumento. Nel 2024, infatti, si è registrato un incremento del 2,3% delle ore lavorate, a fronte di un aumento del valore aggiunto di solo lo 0,4%. Questo divario evidenzia un problema strutturale: l’economia italiana sembra incapace di tradurre l’aumento dell’input di lavoro in una crescita proporzionale della ricchezza prodotta.
Le cause di questa stagnazione sono molteplici e complesse. Da un lato, si osserva una tendenza a favorire settori a basso valore aggiunto, a discapito dell’industria manifatturiera, che tradizionalmente è più innovativa e offre salari più elevati. Dall’altro, si riscontra una carenza di investimenti in capitale, innovazione tecnologica e organizzativa, elementi fondamentali per aumentare la produttività.
Un altro fattore da considerare è il costo del lavoro in Italia, che si attesta intorno ai 30€ l’ora. Questo dato, se confrontato con i costi orari di altri Paesi europei ed extraeuropei (ad esempio, 9-13€ nell’Est Europa, 5-9€ in Turchia, circa 7€ in Cina), evidenzia una perdita di competitività del sistema produttivo italiano.

- 📈 Finalmente un articolo che mette in luce......
- 📉 Non sono d'accordo, il problema è un altro......
- 🤔 E se la vera soluzione fosse cambiare prospettiva......
Il ruolo delle politiche economiche e del PNRR
Le politiche economiche adottate negli ultimi anni sembrano non aver sortito gli effetti sperati. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ad esempio, pur rappresentando un’opportunità di rilancio per l’economia italiana, non è stato sufficiente a invertire la tendenza negativa della produttività. Anzi, alcuni esperti sostengono che, senza il PNRR, l’Italia avrebbe già sperimentato una lieve recessione nel 2025.
Un’altra questione cruciale è quella dei salari. Mentre molti invocano un aumento degli stipendi, è fondamentale considerare il legame tra salari e produttività. Come ha sottolineato Francesco Giavazzi, salari alti possono incentivare le imprese a investire in settori ad alta produttività, mentre comprimere i salari può avere l’effetto opposto.
Proposte per il rilancio della produttività
Per invertire la tendenza negativa della produttività italiana, è necessario un approccio multidimensionale che coinvolga diversi ambiti. Tra le possibili soluzioni, si possono individuare:
1. *Supporto alla digitalizzazione dei processi: incentivare l’adozione di tecnologie digitali per migliorare l’efficienza e la produttività delle imprese.
2. Riduzione del cuneo fiscale: alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro per restituire potere d’acquisto ai lavoratori e favorire la competitività delle imprese.
3. Sdoppiamento e defiscalizzazione dei prezzi dell’energia: ridurre il costo dell’energia per le imprese, che in Italia è più elevato rispetto alla media europea.
4. Incentivi fiscali agli esportatori: sostenere le imprese che esportano, motore fondamentale della crescita economica.
5. Investimenti in istruzione e formazione*: puntare sull’istruzione dei giovani e sulla formazione continua dei lavoratori per sviluppare competenze adeguate alle esigenze del mercato del lavoro.
Quale futuro per la produttività italiana?
La stagnazione della produttività rappresenta una sfida complessa per l’Italia, ma anche un’opportunità per ripensare il modello di sviluppo e adottare politiche economiche più efficaci. È fondamentale che il governo, le imprese e i sindacati collaborino per individuare soluzioni innovative e sostenibili, in grado di rilanciare la competitività del Paese e garantire un futuro prospero per tutti i cittadini.
In conclusione, la questione della produttività in Italia non è solo un dato economico, ma un tema che tocca la vita di tutti noi. Un’economia più produttiva significa salari più alti, più opportunità di lavoro e una migliore qualità della vita.
Ora, riflettiamo un attimo. Spesso sentiamo parlare di “diritti del consumatore”, ma forse non ci rendiamo conto che la nostra forza, come consumatori, dipende anche dalla salute dell’economia in cui viviamo. Un’economia che produce di più e meglio è un’economia che può offrire prodotti e servizi di qualità a prezzi accessibili.
Una nozione base di difesa del consumatore, in questo contesto, è la consapevolezza che il nostro potere d’acquisto è strettamente legato alla produttività del sistema economico. Se l’economia ristagna, anche i nostri salari e il nostro potere d’acquisto ne risentono.
A un livello più avanzato, dovremmo chiederci: come possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a migliorare la produttività del Paese? Forse scegliendo prodotti e servizi di aziende che investono in innovazione e sostenibilità, o sostenendo politiche che favoriscono la digitalizzazione e la formazione.
La verità è che siamo tutti parte di questo sistema, e il nostro comportamento, come consumatori e come cittadini, può fare la differenza. Non si tratta solo di “comprare italiano”, ma di sostenere un modello di sviluppo che valorizzi la qualità, l’innovazione e la sostenibilità. Solo così potremo costruire un futuro più prospero per noi e per le generazioni future.








