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Deepfake: qual è il futuro del diritto d’autore nell’era dell’IA?

La crescente sofisticazione dei deepfake sfida le leggi esistenti sul diritto d'autore, richiedendo un ripensamento radicale del sistema e nuove forme di protezione per artisti e consumatori.
  • Nel 2025, il 40% degli adolescenti teme il cyberbullismo deepfake.
  • Sony Music ha rimosso 75.000 brani deepfake generati dall'AI.
  • La legge 132/2025 introduce aggravanti per reati commessi con l'IA.

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L’avvento dei deepfake e la rivoluzione del diritto d’autore

L’era digitale, arricchita dall’intelligenza artificiale, ha inaugurato un’epoca di creatività senza precedenti. Tuttavia, questa innovazione porta con sé sfide inedite, in particolare nel campo del diritto d’autore. I deepfake, creazioni digitali capaci di manipolare volti, voci e opere, sollevano questioni etiche e legali complesse, mettendo a dura prova i principi tradizionali di protezione della proprietà intellettuale. La rapida evoluzione di queste tecnologie impone una riflessione approfondita sul concetto di diritto di copia digitale, aprendo scenari in cui la distinzione tra originale e copia diventa sempre più sfumata. Si assiste a una vera e propria trasformazione del panorama creativo, con implicazioni che vanno ben oltre la semplice violazione del copyright, toccando la sfera dell’identità artistica e della tutela dei consumatori. La creazione e la diffusione di deepfake che utilizzano opere protette da copyright sollevano nuove sfide per la tutela degli artisti e dei consumatori.

Immaginate un compositore che, dopo anni di studio e dedizione, vede la propria opera manipolata da un algoritmo per creare una nuova composizione, attribuita a un altro artista. Oppure pensate a uno scrittore che scopre che i suoi personaggi sono stati utilizzati in una serie televisiva generata dall’IA, senza il suo consenso. Questi scenari, un tempo confinati alla fantascienza, sono oggi una realtà concreta, alimentata dalla crescente accessibilità e sofisticazione dei deepfake. La difficoltà di tracciare e perseguire i responsabili di queste violazioni rappresenta un ostacolo significativo. La natura anonima e transnazionale del web rende complesso risalire alla fonte originale di un deepfake, creando un senso di impunità che incoraggia la proliferazione di contenuti illeciti. Le piattaforme online, pur impegnandosi a contrastare il fenomeno, si trovano spesso a dover affrontare una battaglia impari, in un continuo inseguimento tra segnalazioni e rimozioni. Ma la questione non si limita alla violazione del diritto d’autore. I deepfake possono essere utilizzati per diffondere disinformazione, diffamare individui, manipolare elezioni e persino estorcere denaro. La loro capacità di alterare la realtà crea un clima di incertezza e sfiducia, minando la credibilità delle fonti di informazione e mettendo a rischio la democrazia stessa. Nel 2018, un deepfake del Presidente Obama ha dimostrato la potenzialità di questa tecnologia per diffondere messaggi politici falsi. Nel 2023, un’immagine del Papa con un piumino bianco ha fatto il giro del mondo, ingannando milioni di persone.
La tecnologia deepfake si avvale di tecniche avanzate come la manipolazione di tratti facciali, il face swap (sostituzione del volto) e il face reenactment (ricostruzione facciale) per alterare o creare contenuti audiovisivi. Inizialmente, i deepfake prendevano di mira soprattutto personaggi famosi, ma oggi chiunque può diventarne vittima. Nel febbraio 2025, un sondaggio ha rivelato che il 40% degli adolescenti italiani teme di essere vittima di cyberbullismo tramite deepfake. Questa crescente preoccupazione evidenzia la necessità di una maggiore consapevolezza e di strumenti efficaci per contrastare questo fenomeno. Per esempio, nel 2024, i deepfake sono stati utilizzati nel cinema, nella medicina, nell’arte, nell’intrattenimento e per fini commerciali.

Cosa ne pensi?
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Il quadro normativo italiano e le sfide legali

L’attuale quadro normativo in materia di diritto d’autore si rivela inadeguato per affrontare le sfide poste dai deepfake. Le leggi esistenti, pensate per proteggere le opere tradizionali, faticano a tenere il passo con la velocità e la complessità dell’IA. È necessario un ripensamento radicale del sistema, che tenga conto delle nuove realtà digitali. La legge italiana è intervenuta in modo frammentato, introducendo fattispecie di reato con una chiara funzione di deterrenza. L’articolo 10 del codice civile tutela l’immagine di una persona fisica, limitando la pubblicazione o l’esposizione dell’immagine ai casi consentiti dalla legge, purché nel rispetto del decoro e della reputazione della persona. La legge sul diritto d’autore (Legge 22 aprile 1941, n. 633) prevede all’articolo 96 il divieto di esporre, riprodurre o mettere in commercio il ritratto di una persona senza il suo consenso. Tuttavia, l’articolo 97 prevede delle eccezioni, ad esempio quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. Anche le disposizioni sulla privacy (d.lgs. 196/2003 e il GDPR) trovano applicazione, in quanto l’immagine è un dato personale che consente di identificare una persona fisica.

A livello comunitario, l’AI Act (Regolamento (UE) 2024/1689) contiene una specifica definizione di “deepfake“: “un’immagine o un contenuto audio o video generato o manipolato dall’IA che assomiglia a persone, oggetti, luoghi, entità o eventi esistenti e che apparirebbe falsamente autentico o veritiero a una persona” (art. 3. n. 60). L’articolo 50, comma 4, pone a carico dei “deployer” dei sistemi di IA che generano o manipolano deepfake l’obbligo di rendere noto che il contenuto è stato generato o manipolato artificialmente, salvo che si tratti di riproduzioni nell’ambito di spettacoli artistici e/o di satira. Questo obbligo di trasparenza deve essere reso in modo “chiaro e distinto”, etichettando di conseguenza gli output dell’IA e rivelandone l’origine artificiale. La nuova legge italiana sull’IA (Legge 132/2025) ha introdotto importanti novità nel codice penale. L’articolo 61, primo comma, viene integrato con il numero 11-decies, che aggiunge la circostanza aggravante di aver commesso il fatto mediante sistemi di intelligenza artificiali “quando gli stessi, per la loro natura o le modalità di utilizzo, abbiano costituito mezzo insidioso, ovvero quando il loro impiego abbia comunque ostacolato la pubblica o privata difesa, ovvero aggravato le conseguenze del reato”. Inoltre, è stato introdotto l’articolo 612-quater, che punisce con la reclusione da 1 a 5 anni “chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a trarre in inganno sulla loro genuinità”. Questo reato è punibile a querela di parte, ma si procede d’ufficio se il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio ovvero se il fatto è commesso nei confronti di persona incapace, per età o infermità, o nei confronti di una pubblica autorità a causa delle funzioni esercitate.

La diffusione di contenuti illeciti online, inclusi i deepfake, pone sfide significative in termini di responsabilità delle piattaforme. Le piattaforme hanno l’obbligo di rimuovere i contenuti illegali, ma devono anche garantire la libertà di espressione. La mancanza di una disciplina organica del fenomeno rende difficile stabilire con certezza i confini della responsabilità delle piattaforme. L’AI Act prevede obblighi di trasparenza per i deepfake, ma non li connota come tecnica ad alto rischio, lasciando il fenomeno sprovvisto di particolari tutele preventive.

Proposte per un nuovo approccio al diritto d’autore

Di fronte alle sfide poste dai deepfake, è necessario un nuovo approccio al diritto d’autore che tenga conto delle peculiarità dell’IA. Una delle possibili soluzioni è quella di introdurre una forma di copyright algoritmico, che protegga non solo l’opera originale, ma anche lo stile e le caratteristiche distintive di un artista. In questo modo, sarebbe più facile individuare e perseguire i deepfake che imitano o utilizzano l’opera di un artista senza il suo consenso. Questa soluzione, però, solleva interrogativi complessi. Come definire e misurare lo “stile” di un artista? Come evitare che il copyright algoritmico diventi uno strumento per soffocare la creatività e l’innovazione? Un’altra strada da percorrere è quella della responsabilizzazione delle piattaforme online. Le piattaforme potrebbero essere tenute a implementare sistemi di rilevamento automatico dei deepfake, o a collaborare più strettamente con gli artisti e i titolari dei diritti d’autore per identificare e rimuovere i contenuti illegali. Si potrebbe pensare a un sistema di “licenze obbligatorie” per l’utilizzo di opere protette dal diritto d’autore nell’addestramento di algoritmi di IA.

Nel settore musicale, Sony Music ha rimosso 75.000 brani deepfake generati dall’AI, dimostrando la necessità di un intervento concreto per proteggere i diritti degli artisti. Il caso della canzone creata con le voci di Drake e The Weeknd, poi ritirata dalle piattaforme di streaming per violazione del copyright, evidenzia le difficoltà nell’identificare e perseguire i responsabili di queste violazioni. Alcune aziende stanno sviluppando strumenti per rilevare i deepfake audio, analizzando le anomalie nella voce e nel suono. Altre stanno lavorando a sistemi di “watermarking” digitale, marchi invisibili che consentono di tracciare l’origine di un’opera e di individuare i deepfake che la utilizzano illegalmente. La collaborazione tra artisti, piattaforme e sviluppatori di tecnologie è fondamentale per contrastare il fenomeno dei deepfake e proteggere la creatività umana. È importante sensibilizzare i consumatori sui rischi dei deepfake e promuovere un dibattito informato sulla necessità di aggiornare le leggi sul diritto d’autore.

Dal 2018, sono state numerose le iniziative legislative volte a regolamentare l’utilizzo dei deepfake e a proteggere i diritti delle persone coinvolte. Tuttavia, la rapida evoluzione della tecnologia rende difficile per il legislatore tenere il passo con le nuove sfide. È necessario un approccio flessibile e adattabile, che tenga conto delle diverse applicazioni dei deepfake e dei loro potenziali impatti sulla società. L’educazione civica digitale è fondamentale per aiutare i cittadini a riconoscere i deepfake e a non diffondere contenuti potenzialmente dannosi.

Un’etica digitale per la tutela della creatività

La battaglia contro i deepfake non si combatte solo nelle aule dei tribunali, ma soprattutto nel campo dell’etica e della consapevolezza. **È necessario promuovere un’etica digitale che valorizzi la creatività umana, il rispetto della proprietà intellettuale e la responsabilità nell’utilizzo delle tecnologie**. I consumatori devono essere consapevoli dei rischi dei deepfake e imparare a riconoscere i segnali che indicano una manipolazione. Gli artisti devono essere informati sui loro diritti e sugli strumenti a loro disposizione per proteggere la propria opera. Le piattaforme online devono adottare politiche trasparenti e responsabili, collaborando con gli artisti e i titolari dei diritti d’autore per contrastare la diffusione di contenuti illeciti. L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, che può essere utilizzato per creare opere straordinarie, ma anche per arrecare danni irreparabili. Sta a noi decidere come vogliamo utilizzare questo strumento. Sta a noi plasmare il futuro del diritto d’autore, garantendo che la creatività umana continui a prosperare nell’era dell’IA.

La protezione dei consumatori nell’era digitale richiede un approccio integrato che combini strumenti legali, tecnologici ed educativi. Promuovere la consapevolezza dei rischi e delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie è fondamentale per garantire un utilizzo responsabile e sostenibile dell’IA. L’economia circolare può offrire un modello di riferimento per la gestione dei contenuti digitali, promuovendo la riutilizzazione, il riciclo e la riduzione degli sprechi. In questo contesto, il diritto d’autore può svolgere un ruolo importante nel incentivare la creazione di opere originali e nel proteggere i diritti degli artisti e dei consumatori.

Amici consumatori, la questione dei deepfake e del diritto d’autore ci tocca da vicino. Una nozione base di difesa del consumatore che possiamo applicare qui è la due diligence: informarsi, verificare le fonti e non condividere indiscriminatamente contenuti che potrebbero essere falsi o manipolati. Essere consumatori consapevoli significa anche proteggere la creatività e l’originalità, perché sono alla base di un’economia sana e di una società culturalmente ricca. Un concetto più avanzato è quello di responsabilità estesa del produttore, che potrebbe essere applicato alle piattaforme online: se queste traggono profitto dalla diffusione di contenuti, dovrebbero anche essere responsabili della loro autenticità e del rispetto del diritto d’autore.
La riflessione che vi propongo è questa: in un mondo in cui la realtà diventa sempre più difficile da distinguere dalla finzione, qual è il valore dell’autenticità? Come possiamo preservare la nostra identità e la nostra creatività in un’epoca dominata dagli algoritmi? Forse, la risposta sta nella nostra capacità di coltivare il pensiero critico, di valorizzare le relazioni umane e di riscoprire la bellezza delle imperfezioni. Perché, in fondo, è proprio ciò che ci rende unici e irripetibili.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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