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- Costi globali gestione resi: circa 490 miliardi di euro.
- Resi in Italia: tra il 5,4% e il 30%.
- Oltre l'80% dei resi causato da prodotti difettosi.
- Articoli non corrispondenti: responsabili del 56% dei resi.
- Diritto di recesso: 14 giorni per annullare l'acquisto.
Un’Inchiesta sull’Impatto Ambientale e i Diritti dei Consumatori nell’Era dell’E-commerce
L’ombra dietro lo schermo: l’impatto ambientale dei resi nell’e-commerce
L’inarrestabile ascesa dell’e-commerce ha trasformato il panorama del consumo, portando con sé una comodità senza precedenti. Tuttavia, dietro la scintillante vetrina digitale si cela un’ombra sempre più lunga: quella dei resi. Un fenomeno che, lungi dall’essere una semplice appendice del commercio online, si è trasformato in una vera e propria “fabbrica”, con conseguenze rilevanti per l’ambiente e per i diritti dei consumatori. La nostra indagine odierna del 22 Agosto 2025 si propone di svelare i meccanismi di questa filiera nascosta, analizzando l’impatto ambientale, i costi economici e le implicazioni per la tutela dei consumatori.
Ogni prodotto restituito al mittente innesca un circolo vizioso di emissioni di anidride carbonica, causate dal trasporto, dal re-imballaggio e, in troppi casi, dallo smaltimento. Anche quando gli articoli sono perfettamente integri, spesso vengono distrutti a causa dei costi elevati necessari per reinserirli nel circuito di vendita. Questo spreco di risorse non è più tollerabile in un’epoca in cui la sostenibilità dovrebbe essere al centro di ogni attività economica. Le cifre parlano chiaro: si stima che i costi globali per la gestione dei resi ammontino a circa 490 miliardi di euro, una somma impressionante che sottolinea l’urgenza di trovare soluzioni alternative.
La questione dei resi non è solo un problema ambientale, ma anche economico. Le aziende si trovano a dover gestire una logistica complessa e costosa, che incide sui loro margini di profitto. Alcune imprese cercano di minimizzare le perdite distruggendo i prodotti, una pratica eticamente discutibile e dannosa per l’ambiente. Altre, invece, optano per il riciclo o la rivendita a prezzi scontati, una soluzione più sostenibile ma che solleva interrogativi sulla trasparenza e sulla corretta informazione dei consumatori.
È fondamentale che le aziende adottino pratiche più responsabili e che i consumatori siano consapevoli delle conseguenze delle loro scelte di acquisto. La strada verso un e-commerce più sostenibile passa attraverso una maggiore trasparenza, una migliore informazione e una collaborazione tra tutti gli attori coinvolti. La data odierna segna un momento importante per questa riflessione.

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Il labirinto delle percentuali: quanti sono i resi nell’e-commerce italiano?
Definire con precisione il volume dei resi nel contesto dell’e-commerce italiano si rivela un compito arduo, poiché le stime fluttuano in modo significativo a seconda delle fonti e delle categorie merceologiche considerate. Alcuni studi indicano una media nazionale intorno al 5,4% (dato fornito dal Delivery Index di Netcomm nel 2023), mentre altre analisi suggeriscono cifre più elevate, oscillanti tra il 20% e il 30% (stime provenienti da Shopify). Nel panorama europeo, l’Italia si colloca comunque tra i paesi con un tasso di reso inferiore rispetto a nazioni come la Germania (con un picco del 54%) e i Paesi Bassi (con il 53%), secondo quanto riportato da Qapla’. Questa discordanza nei dati sottolinea la complessità del fenomeno e la difficoltà di tracciare un quadro univoco.
Il settore della moda emerge spesso come il più colpito da questa problematica, principalmente a causa di problematiche legate alla taglia, alla vestibilità o alla semplice insoddisfazione del cliente rispetto al prodotto ricevuto. La natura stessa dell’acquisto online, che impedisce la prova fisica dell’articolo prima dell’acquisto, contribuisce in modo significativo ad aumentare il tasso di reso in questo settore. Al contrario, categorie di prodotti come l’alimentare o l’elettronica di consumo sembrano registrare percentuali di reso inferiori, probabilmente a causa della maggiore standardizzazione e della minore incidenza di fattori soggettivi nella valutazione del prodotto.
Indipendentemente dalla cifra precisa, è innegabile che il volume dei resi rappresenti una sfida crescente per l’e-commerce italiano, con implicazioni significative per l’ambiente, l’economia e la tutela dei consumatori. È necessario quindi un impegno congiunto da parte di aziende e consumatori per affrontare questa problematica in modo responsabile e sostenibile. La sfida odierna è quella di trovare un equilibrio tra la comodità dell’acquisto online e la necessità di ridurre l’impatto ambientale e i costi economici dei resi.
Per affrontare questo problema, è fondamentale analizzare le cause profonde che portano i consumatori a restituire i prodotti acquistati online, al fine di individuare soluzioni mirate ed efficaci. La trasparenza delle informazioni, la chiarezza delle politiche di reso e la responsabilità ambientale devono essere i pilastri di un nuovo approccio al commercio elettronico.
I motivi dietro il pacco indesiderato: perché i consumatori restituiscono gli acquisti online?
Le ragioni che spingono i consumatori a restituire un prodotto acquistato online sono molteplici e spesso interconnesse, creando un quadro complesso e sfaccettato. Analizzare attentamente queste motivazioni è fondamentale per individuare strategie efficaci per ridurre il tasso di reso e migliorare l’esperienza di acquisto online.
Secondo diverse ricerche, oltre l’80% dei resi è attribuibile a prodotti danneggiati o difettosi, una percentuale significativa che sottolinea l’importanza di un controllo qualità rigoroso e di un imballaggio adeguato per proteggere la merce durante il trasporto. Altre cause comuni includono articoli non corrispondenti alla descrizione fornita sul sito web (responsabile del 56% dei resi), l’ordine di più taglie o articoli per poi scegliere quello giusto (14%) e la consegna in ritardo rispetto ai tempi previsti (11%).
Questi dati evidenziano come la qualità delle informazioni fornite online, la precisione delle taglie e la puntualità della consegna siano fattori cruciali per la soddisfazione del cliente e per la riduzione dei resi. Un’accurata descrizione del prodotto, corredata da immagini dettagliate e misure precise, può aiutare il consumatore a fare una scelta più consapevole e a evitare sorprese al momento della consegna. Allo stesso modo, una gestione efficiente della logistica e della spedizione può garantire che il prodotto arrivi integro e nei tempi previsti, riducendo il rischio di resi dovuti a ritardi o danni.
Ma le motivazioni dei resi non sono solo di natura pratica o logistica. Spesso, entrano in gioco fattori psicologici ed emotivi, come le aspettative del cliente, la percezione del valore del prodotto e la relazione con il marchio. Un cliente che si sente ingannato o deluso dal prodotto ricevuto è più propenso a restituirlo, anche se non presenta difetti evidenti. Per questo, è fondamentale che le aziende si impegnino a creare un’esperienza di acquisto positiva e trasparente, basata sulla fiducia e sulla correttezza.
La sfida per il futuro è quella di trasformare i resi da un problema a un’opportunità, utilizzandoli come un feedback prezioso per migliorare i prodotti, i servizi e la relazione con i clienti. Un approccio proattivo e orientato alla soluzione può trasformare un’esperienza negativa in un’occasione per fidelizzare il cliente e rafforzare la reputazione del marchio.
Diritti e doveri nell’era dell’e-commerce: il diritto di recesso e la responsabilità del consumatore
Nell’era digitale, il consumatore che acquista online gode di una serie di diritti fondamentali, tra cui il diritto di recesso, che rappresenta una garanzia importante per proteggere i suoi interessi. Questo diritto, sancito dal D. Lgs. 206/2005 (Codice del Consumo), consente al consumatore di annullare l’acquisto entro 14 giorni solari senza dover fornire alcuna motivazione, a partire dalla ricezione del prodotto (per i beni fisici) o dalla stipula del contratto (per i servizi). Questo diritto si applica agli acquisti B2C (azienda-consumatore) e non agli acquisti B2B (azienda-azienda), salvo diversa indicazione nei termini e condizioni di vendita.
Per esercitare il diritto di recesso, il consumatore deve comunicare la sua intenzione al venditore per iscritto entro il termine previsto. L’e-commerce è tenuto a rimborsare la somma pagata, incluse le spese di spedizione originali, entro 14 giorni dalla comunicazione del recesso. Il consumatore deve restituire il prodotto nelle stesse condizioni in cui lo ha ricevuto, e le spese di restituzione sono generalmente a suo carico, a meno che il venditore non si offra di coprirle.
Tuttavia, il diritto di recesso non è illimitato e presenta alcune eccezioni. Non si applica, ad esempio, a prodotti personalizzati o realizzati su misura, beni deperibili, beni sigillati aperti dopo la consegna per motivi igienici o di protezione della salute.
Oltre a tutelare i diritti del consumatore, la normativa impone anche una serie di obblighi al venditore. Quest’ultimo è tenuto a informare chiaramente il consumatore sull’esistenza, le condizioni, i termini e le procedure per esercitare il diritto di recesso. L’omissione di tali informazioni può estendere il termine di recesso fino a 12 mesi e 14 giorni. Se il venditore non rispetta il diritto di recesso, il consumatore può contattare un avvocato o le associazioni di consumatori per tutelare i propri diritti.
Ma la tutela dei consumatori non si limita al diritto di recesso. È fondamentale che le aziende forniscano informazioni chiare e complete sull’impatto ambientale dei resi e che adottino pratiche più sostenibili. Allo stesso tempo, i consumatori devono essere consapevoli delle conseguenze delle loro scelte di acquisto e fare scelte più responsabili. Una politica di reso chiara e semplice è un fattore cruciale nella decisione di acquisto per molti consumatori, ma è altrettanto importante che i consumatori siano consapevoli dei costi ambientali associati ai resi e che facciano il possibile per evitarli.
Un futuro sostenibile per l’e-commerce: verso un modello più responsabile
La crescente consapevolezza dell’impatto ambientale dei resi nell’e-commerce sta spingendo aziende e consumatori a ripensare il modello di consumo attuale e a cercare soluzioni più sostenibili. La transizione verso un e-commerce più responsabile richiede un impegno congiunto e una visione a lungo termine, basata sulla trasparenza, sulla collaborazione e sull’innovazione.
Le aziende possono fare molto per ridurre l’impatto ambientale dei resi, a partire dal miglioramento della qualità delle descrizioni dei prodotti, dall’implementazione di tecnologie come la realtà aumentata per consentire ai clienti di visualizzare meglio i prodotti prima dell’acquisto e dall’adozione di pratiche di imballaggio più sostenibili. Inoltre, le aziende possono incentivare i consumatori a fare scelte più consapevoli, offrendo sconti o premi a chi decide di non restituire un prodotto o di optare per soluzioni alternative, come la riparazione o il riciclo.
Anche i consumatori hanno un ruolo fondamentale da svolgere. Fare scelte di acquisto più consapevoli, verificando attentamente le descrizioni e le taglie prima di effettuare un ordine, può contribuire a ridurre il numero di resi. Inoltre, i consumatori possono sostenere le aziende che si impegnano per la sostenibilità, scegliendo prodotti realizzati con materiali riciclati o provenienti da fonti rinnovabili e privilegiando i marchi che adottano pratiche responsabili.
La sfida per il futuro è quella di creare un ecosistema dell’e-commerce in cui la sostenibilità sia un valore condiviso e in cui aziende e consumatori collaborino per ridurre l’impatto ambientale dei resi. Questo richiede un cambiamento culturale profondo, che porti a una maggiore consapevolezza dei costi ambientali del consumo e a una maggiore responsabilità individuale e collettiva. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile per l’e-commerce e per il nostro pianeta.
Amici consumatori, parliamo chiaro: il diritto di recesso è una conquista fondamentale, una sorta di “assicurazione” che ci permette di acquistare online con maggiore serenità. Ma, come ogni assicurazione, va usata con criterio. Restituire un prodotto ha un costo, non solo per l’azienda, ma anche per l’ambiente. Prima di cliccare su “acquista”, prendiamoci un momento per riflettere: ne abbiamo davvero bisogno? Abbiamo controllato attentamente le caratteristiche e le misure? Un piccolo sforzo da parte nostra può fare una grande differenza per il pianeta.
E qui arriva la nozione avanzata: l’economia circolare. Non si tratta solo di ridurre i resi, ma di ripensare l’intero ciclo di vita dei prodotti. Un prodotto restituito non deve essere visto come uno scarto, ma come una risorsa da valorizzare. Riparazione, riciclo, riuso: sono queste le parole chiave per un e-commerce veramente sostenibile. Immaginate un futuro in cui i prodotti vengono progettati per durare più a lungo, in cui la riparazione è facile e accessibile, in cui i materiali vengono riciclati e riutilizzati all’infinito. Un futuro in cui l’e-commerce non è più una “fabbrica dei resi”, ma un motore di cambiamento positivo per l’ambiente e per la società. Un futuro in cui i consumatori sono consapevoli del loro potere e lo usano per premiare le aziende che si impegnano per la sostenibilità. Un futuro in cui l’e-commerce è sinonimo di responsabilità, trasparenza e rispetto per il pianeta.