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Dazi usa e codici ateco: come proteggere il made in italy?

L'introduzione di nuove tariffe doganali e l'aggiornamento dei codici ATECO mettono a dura prova le imprese italiane: scopri le strategie per affrontare le sfide del commercio globale e tutelare il Made in Italy.
  • L'86% degli italiani teme conseguenze svantaggiose dai dazi USA.
  • Dazi potrebbero causare una contrazione export di 22,6 miliardi €.
  • Tariffe aggiuntive del 10% sulle importazioni dall'Unione Europea.

timori e strategie

L’applicazione di tariffe doganali da parte degli Stati Uniti, una politica iniziata durante il mandato di Trump e perpetrata negli anni successivi, continua a generare inquietudine in Italia. L’opinione pubblica manifesta timori per le ripercussioni negative sull’economia nazionale, specialmente sui settori cardine del Made in Italy. Un’indagine recente ha messo in luce che l’86% degli italiani prevede conseguenze svantaggiose, con un 30% che teme ripercussioni particolarmente pesanti.

I comparti più esposti, secondo i partecipanti al sondaggio, sono:

  • Vini e bevande (53%)
  • Agroalimentare (50%)
  • Moda e abbigliamento (36%, con picchi del 41% nel Nordest)
  • Automotive (30%)

Si paventa, inoltre, un’accentuazione delle disparità territoriali (37%), con percentuali superiori nel Mezzogiorno (43%) e nelle zone rurali (45%). L’80% degli italiani è persuaso che l’immagine del Made in Italy ne risentirà gravemente, mentre l’82% si aspetta un’escalation del fenomeno dell’Italian sounding. Anche il turismo potrebbe risentire, con il 59% che prefigura effetti sfavorevoli.

Nuovi codici ATECO e la sfida dell’export

Parallelamente alle tensioni commerciali, le imprese italiane devono fare i conti con i nuovi codici ATECO, entrati in vigore il 1° aprile 2025. Tale aggiornamento, gestito da ISTAT, ha l’obiettivo di meglio armonizzare la classificazione delle attività economiche alla realtà attuale e alle regolamentazioni europee. In ogni caso, un’errata revisione dei codici ATECO può portare all’applicazione di regimi fiscali o contributivi non appropriati.

Le aziende sono obbligate ad aggiornare i propri codici ATECO all’interno delle dichiarazioni fiscali e della documentazione presentata all’Agenzia delle Entrate. Se l’attività subisce un cambiamento, è indispensabile comunicare il nuovo codice utilizzando la Comunicazione Unica (ComUnica) o i moduli AA7/10, AA9/12, AA5/6 disponibili sul portale dell’Agenzia delle Entrate. *La riorganizzazione dei codici ATECO ha altresì generato cambiamenti negli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (ISA), tramite la soppressione di alcune designazioni ormai obsolete.*

Le tariffe aggiuntive del 10% sulle importazioni dall’Unione Europea, introdotte dagli Stati Uniti già dal 9 aprile scorso, si sommano ai dazi preesistenti del 4,8%. L’accordo siglato ha di fatto stabilito e reso operativa tale aliquota, arrotondata per eccesso al 15%. Diverse merci esportate dall’Italia verso gli USA subiranno un danno maggiore rispetto ad altre a causa dei dazi. Attualmente, i prodotti delle imprese meccaniche e agroalimentari sono in testa a questa lista, insieme a quelli del settore farmaceutico, moda-pelle, occhialeria, gioielli e arredamento.

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Strategie aziendali per affrontare i dazi

Di fronte a questo scenario, le imprese italiane devono adottare strategie mirate per difendersi. Secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, i dazi del 15% sui prodotti italiani esportati negli Stati Uniti potrebbero causare una contrazione delle esportazioni pari a 22,6 miliardi di euro, considerando anche il deprezzamento del dollaro sull’euro.

Pier Paolo Ghetti, Partner e Global Trade Advisory Leader di Deloitte Italia, suggerisce di diversificare i mercati di vendita e i paesi di approvvigionamento, riducendo l’esposizione da singole aree geografiche. Inoltre, è cruciale gestire in maniera appropriata le normative doganali, delineando i paesi di provenienza e i mercati di destinazione, individuando le categorie merceologiche e analizzando i dati relativi alla classificazione e all’origine doganale.

Le aziende possono anche valutare diverse opzioni di riduzione ed ottimizzazione del carico daziario, come i meccanismi di rimborso del dazio (“duty drawback”), la “first sale rule” o la riallocazione produttiva mirata. È essenziale, infine, implementare interventi specifici non solo nel campo doganale, ma in tutta la catena di approvvigionamento, per consentire all’impresa di attenuare gli effetti derivanti dall’introduzione delle politiche commerciali.

Navigare le acque agitate del commercio globale: resilienza e adattamento

In un contesto economico globale sempre più complesso e incerto, segnato da tensioni commerciali e politiche protezionistiche, le imprese italiane si trovano di fronte a una sfida cruciale: quella di adattarsi e resistere. L’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, unita alle nuove normative sui codici ATECO, rappresenta un banco di prova importante per la capacità del sistema produttivo italiano di reagire e reinventarsi. La diversificazione dei mercati, l’ottimizzazione delle strategie doganali e l’innovazione tecnologica sono solo alcune delle leve che le aziende possono utilizzare per affrontare questa sfida. Ma, soprattutto, è necessario un cambio di mentalità, un passaggio da una logica di competizione globale a una di collaborazione e resilienza territoriale, in linea con il concetto di capitalismo di territorio.

Amici lettori, in questo scenario complesso, è fondamentale che siate consumatori consapevoli. Informatevi sull’origine dei prodotti che acquistate, privilegiate il Made in Italy e sostenete le aziende che investono in innovazione e sostenibilità. Ricordate, il vostro potere d’acquisto è un’arma potente per difendere l’economia del nostro Paese.

E per approfondire, sappiate che esistono strumenti come il “reverse factoring” che possono aiutare le imprese, soprattutto le PMI, a gestire meglio la liquidità in contesti di incertezza come questo. Informatevi e fate scelte consapevoli!

Riflettete: in un mondo sempre più interconnesso, la vera sfida è quella di trovare un equilibrio tra globalizzazione e localismo, tra competizione e collaborazione. Solo così potremo costruire un futuro economico più giusto e sostenibile per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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