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- Entro il 2025, tra 600.000 e 1,5 milioni tonnellate di rifiuti tessili raccolti.
- Riciclo di materia poco sviluppato, eccetto il distretto di Prato.
- Il riutilizzo è prevalente, con riciclo demandato spesso all'estero.
Certamente. Ecco l’articolo completo con le frasi richieste riformulate radicalmente:
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La Responsabilità Estesa del Produttore
Il settore tessile, da tempo sotto i riflettori per il suo impatto ambientale significativo, si appresta a vivere una trasformazione epocale. L’Unione Europea, con il suo Green Deal e il pacchetto sull’economia circolare, ha identificato il tessile come uno dei settori più problematici, spingendo verso l’adozione di modelli di produzione e consumo più sostenibili. In questo quadro, l’Italia si sta preparando ad accogliere la direttiva europea, estendendo il principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) anche agli scarti tessili, un sistema già in uso per altre classi di rifiuti. Questo cambiamento normativo mira a responsabilizzare i produttori, rendendoli partecipi della gestione del ciclo di vita dei loro prodotti, dalla progettazione alla fine del loro utilizzo. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha pubblicato uno schema di decreto, aprendo una consultazione pubblica per raccogliere le osservazioni degli stakeholder. L’obiettivo è ambizioso: intercettare e gestire tutte le frazioni di rifiuti tessili, riducendo drasticamente il ricorso a discariche e incenerimento. Si stima che tra le 600.000 e 1,5 milioni di tonnellate di frazioni tessili potrebbero rientrare nei circuiti della raccolta, grazie a una maggiore attenzione alla qualità delle raccolte selettive.

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Le Sfide da Affrontare: Governance, Ruoli e Responsabilità
Nonostante le premesse positive, il percorso verso un sistema EPR efficiente è costellato di sfide. Uno dei nodi cruciali è la governance, che necessita di una definizione chiara e univoca. L’attuale schema di decreto demanda molte decisioni a accordi di programma tra il Consorzio obbligatorio per il riciclo dei tessili (CORIT), l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), gli operatori locali e i gestori della raccolta. Questo approccio potrebbe generare disparità territoriali e frammentazione, rendendo difficile la tracciabilità e l’omogeneità del servizio. Un altro aspetto critico riguarda la ripartizione dei ruoli e delle responsabilità tra i vari attori della filiera: gestori del servizio di igiene urbana, produttori e distributori. È fondamentale definire come questi soggetti debbano collaborare nella raccolta, se attraverso campane stradali, raccolte domiciliari o punti vendita. La titolarità dei rifiuti tessili e la copertura dei costi rappresentano ulteriori nodi da sciogliere. Se da un lato è auspicabile che i costi di raccolta e smaltimento siano interamente a carico dei produttori, attraverso il contributo ambientale, dall’altro è necessario chiarire se tale contributo coprirà anche le attività a valle, come la selezione, il riciclo e lo smaltimento. Sussiste il rischio concreto che una parte degli oneri permanga a carico della TARI, disattendendo così il principio fondamentale del “chi inquina paga”. Infine, l’assenza di indicazioni vincolanti sulle modalità di raccolta rischia di ostacolare la qualità e la quantità dei flussi raccolti.
Politiche e Strategie: Un Modello Integrato per la Gestione dei Rifiuti Tessili
Per superare le criticità e garantire un sistema EPR efficace, è necessario strutturare un modello che distingua chiaramente la raccolta dalla selezione. La raccolta, pur rientrando nell’ambito della privativa, dovrebbe essere integrata da forme di intervento privato mirate a garantire l’avvio dei prodotti ritirati nella catena del valore. Questo approccio inedito di “privativa corretta” consentirebbe di coniugare l’interesse pubblico con l’efficienza e la professionalità dei soggetti privati, garantendo la tracciabilità e la chiusura del ciclo. La selezione, invece, dovrebbe essere affidata a operatori professionali, in un regime di piena concorrenza. In questo modello, l’ente pubblico o l’affidatario del servizio di raccolta dovrebbe mettere a gara il servizio di raccolta, mentre il raccoglitore dovrebbe vendere ai selezionatori in regime di concorrenza. Le eventuali perdite economiche derivanti dalla gestione, ovvero la differenza negativa tra costi e ricavi, dovrebbero essere compensate dal consorzio competente, attingendo ai fondi raccolti tramite il contributo ambientale. Un approccio diverso, proposto da alcuni consorzi, colloca i produttori in una posizione centrale all’interno della filiera, affidando loro sia la responsabilità della raccolta che quella della successiva gestione. Tale impostazione mira a incrementare l’efficienza e l’integrazione verticale della filiera, ma non è esente da rischi di potenziale sovrapposizione con le strutture pubbliche esistenti e di possibile insufficienza delle risorse finanziarie derivanti dal contributo ambientale. Qualunque sia l’assetto organizzativo adottato, è considerato essenziale stabilire un quadro normativo definito, un sistema di tracciabilità sicuro e una netta delimitazione delle responsabilità sia economiche che operative.
Dalla Teoria alla Pratica: Riutilizzo, Riciclo e le Sfide del Mercato
Attualmente, il sistema italiano dei rifiuti tessili è fortemente sbilanciato verso il riutilizzo, con una percentuale minima di volumi raccolti avviati al riciclo. Le strutture attualmente attive in Italia sono prevalentemente orientate alla selezione dei materiali tessili al fine di preparare i capi per il riutilizzo, una funzione spesso svolta da organizzazioni non-profit o operatori privati che operano in ambiti sociali o assistenziali. La Campania rappresenta l’unico vero hub nazionale per la preparazione al riutilizzo, con numerosi impianti che trattano ingenti quantità di materiale, in parte provenienti anche da altri paesi europei. D’altra parte, per le porzioni di materiale che non possono essere riutilizzate, il processo di riciclo viene spesso demandato a operatori stranieri, localizzati sovente in nazioni con regolamentazioni ambientali considerate meno rigorose. Il riciclo di materia, invece, è poco sviluppato, con l’eccezione del distretto di Prato, specializzato nella rigenerazione della lana cardata. La complessità dei materiali, la presenza di fibre miste e l’assenza di tecnologie avanzate rendono difficile ed oneroso il riciclo. In assenza di un mercato robusto e vitale per le fibre riciclate, l’intero meccanismo di gestione rischia seriamente di non funzionare efficacemente. Le tendenze del fast fashion e l’iperproduzione comportano frequentemente che l’attività di riciclo risulti non economicamente vantaggiosa, orientando pertanto verso opzioni come il recupero energetico o lo smaltimento. Per far funzionare il sistema EPR tessile, è necessario fissare obiettivi minimi di raccolta, riutilizzo e riciclo, implementare un sistema di tracciabilità robusto e sostenere il mercato delle fibre riciclate attraverso strumenti di fiscalità ambientale e Green Public Procurement.
Verso un Futuro Sostenibile: Un’Opportunità per Ripensare la Produzione Tessile
La riforma dei rifiuti tessili rappresenta un’occasione unica per ripensare l’intero modello di produzione e consumo. È insufficiente focalizzarsi unicamente sulla gestione a valle dei materiali dismessi; è invece impellente affrontare la questione alla sua origine, ovvero l’eccessiva produzione e il consumo di articoli tessili economici e di scarsa longevità, fenomeni ampiamente promossi dal modello del fast fashion. Qualsiasi sistema di riciclo è destinato a fallire in mancanza di una normativa che ponga un freno all’introduzione sul mercato di articoli tessili intrinsecamente non riciclabili o che contengono sostanze proibite. È cruciale intraprendere un’azione congiunta a livello europeo che assegni priorità alla qualità degli articoli tessili e che ne regolamenti la produzione e la distribuzione finora non adeguatamente controllata. Soltanto procedendo in questa direzione sarà realizzabile ridurre drasticamente la generazione di scarti alla fonte e edificare una filiera genuinamente circolare, capace di armonizzare la sostenibilità ecologica, l’innovazione nel settore industriale e l’inclusione sociale.
Conclusione: Un Nuovo Inizio per il Tessile Sostenibile
La sfida della gestione dei rifiuti tessili è complessa e articolata, ma rappresenta anche un’opportunità straordinaria per trasformare un settore ad alto impatto ambientale in un modello di economia circolare. L’introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore è un passo fondamentale, ma è necessario accompagnarla con una governance chiara, regole certe, investimenti in tecnologie innovative e una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori. Solo attraverso un impegno congiunto di tutti gli attori della filiera sarà possibile costruire un futuro più sostenibile per il tessile.
Amici lettori, riflettiamo insieme su un aspetto cruciale: la tracciabilità dei prodotti tessili. Sapere da dove proviene un capo, come è stato prodotto e quali materiali lo compongono è fondamentale per fare scelte consapevoli. Un consumatore informato è un consumatore più responsabile, capace di premiare le aziende che investono in sostenibilità e di boicottare quelle che sfruttano le risorse e inquinano l’ambiente. Approfondiamo questo concetto con una nozione avanzata: il “passaporto digitale di prodotto”. Questo strumento, previsto dalle nuove normative europee, fornirà informazioni dettagliate sulla composizione, l’origine e il ciclo di vita di ogni capo, consentendo ai consumatori di fare scelte ancora più consapevoli e di contribuire attivamente alla transizione verso un’economia circolare. Immaginate di poter scansionare un QR code su un vestito e scoprire tutto sulla sua storia, dai campi di cotone alla fabbrica, fino al suo potenziale di riciclo. Un sogno che sta diventando realtà, grazie all’impegno di istituzioni, aziende e consumatori. Riflettiamo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per sostenere questa rivoluzione? Forse iniziare a leggere le etichette con più attenzione, a preferire i materiali riciclati e a dare una seconda vita ai nostri vestiti usati. Ogni piccolo gesto conta, per costruire un futuro più verde e sostenibile.