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L’UE contro l’inquinamento marittimo: cosa cambia per le navi?

Nuove direttive europee intensificano i controlli sulle emissioni delle navi e la gestione dei pellet di plastica, ma saranno sufficienti a proteggere i nostri mari?
  • Estesi i controlli ai pescherecci inferiori a 15 metri per incidenti.
  • Aumentano le ispezioni obbligatorie e digitalizzazione dei certificati: più controlli.
  • 38% dei pellet di plastica UE trasportati via mare nel 2022.

L’Unione Europea ha intensificato la sua lotta contro l’inquinamento marittimo con un pacchetto di nuove direttive, culminate il 16 dicembre 2024, che mirano a regolamentare più severamente le emissioni delle navi e a proteggere gli ecosistemi marini. Queste misure, che modificano direttive preesistenti, introducono controlli più rigorosi, sanzioni più severe e una maggiore trasparenza nel settore del trasporto marittimo.

Inchieste sugli incidenti marittimi: Direttiva 2024/3017/UE

La Direttiva 2024/3017/UE, che emenda la Direttiva 2009/18/CE, punta a rendere le inchieste sugli incidenti marittimi più efficaci e trasparenti. Le novità principali includono l’estensione del campo di applicazione ai pescherecci inferiori a 15 metri e l’attribuzione di maggiori poteri agli organi investigativi. Questo ampliamento della regolamentazione al settore della pesca, precedentemente meno controllato, rappresenta un passo avanti significativo. Le agenzie di investigazione potranno ora espletare investigazioni più approfondite e autonome, assicurando una raccolta e divulgazione più rapida dei risultati. L’obiettivo primario è migliorare la sicurezza marittima, responsabilizzando maggiormente gli operatori e coprendo un numero maggiore di incidenti, contribuendo così indirettamente alla riduzione dell’inquinamento.

Controlli nello stato di approdo: Direttiva 2024/3099/UE

Nel contesto dei controlli delle navi nei porti UE, la Direttiva 2024/3099/UE, che apporta modifiche alla Direttiva 2009/16/CE, introduce nuove disposizioni. Tra le principali novità figurano l’aumento delle ispezioni obbligatorie e la digitalizzazione dei certificati statutari. Gli Stati membri saranno tenuti a realizzare un numero predefinito di verifiche annuali, al fine di accertare la rispondenza delle imbarcazioni agli standard ambientali e di sicurezza. L’informatizzazione dei documenti, come le attestazioni di conformità ecologica, agevolerà e velocizzerà le procedure di controllo. Questa direttiva consolida il ruolo dello Stato di approdo nella prevenzione dell’inquinamento dei mari, intensificando la pressione sulle società di navigazione affinché rispettino gli standard internazionali e comunitari. – > *Attraverso questa direttiva, si rafforza il ruolo cardine dello stato portuale nella prevenzione dell’inquinamento marino, aumentando la pressione sulle compagnie di navigazione affinché rispettino le normative internazionali ed europee.

Inquinamento e sanzioni: Direttiva 2024/3101/UE

La Direttiva 2024/3101/UE, che modifica la Direttiva 2005/35/CE, affronta con maggiore decisione la problematica degli sversamenti illeciti provenienti dalle navi. Le principali innovazioni includono l’estensione dell’ambito di applicazione a sostanze nocive trasportate in colli, acque reflue, rifiuti solidi e acque di scarico, nonché l’inasprimento delle sanzioni e una maggiore collaborazione internazionale. L’UE dichiara inequivocabilmente che l’inquinamento marino non verrà accettato e chiunque trasgredirà le normative dovrà fronteggiare gravi conseguenze.

Trasporto marittimo e pellet di plastica

Il trasporto marittimo gioca un ruolo significativo nella dispersione di pellet di plastica, materiali non biodegradabili che possono persistere negli ecosistemi acquatici per decenni. Nel 2022, circa il 38% di tutti i pellet di plastica movimentati nell’UE è stato trasportato via mare. Per affrontare questo problema, sono state introdotte misure specifiche, tra cui l’obbligo di utilizzare imballaggi di alta qualità e di fornire informazioni dettagliate sul carico. Le aziende che gestiscono più di 1.000 tonnellate di pellet di plastica annualmente sono tenute ad ottenere un attestato di rispondenza rilasciato da enti terzi, mentre le imprese di dimensioni ridotte possono presentare un’autocertificazione di conformità.

L’impatto sull’industria navale e l’inquinamento atmosferico

Le nuove disposizioni presentano una sfida al settore navale, che dovrà adeguarsi a parametri più restrittivi. Tuttavia, offrono anche opportunità di innovazione e miglioramento, come lo sviluppo di tecnologie sostenibili e una maggiore competitività per le imprese che adottano standard elevati. Parallelamente, si evidenzia che l’Italia detiene il primato di paese europeo più inquinato dalle emissioni prodotte dalle navi da crociera. Nel 2023, le 218 navi da crociera europee hanno emesso più ossidi di zolfo (SOx) di 1 miliardo di automobili. Barcellona, Civitavecchia e il Pireo sono tra i porti più inquinati. Venezia, tuttavia, ha visto un miglioramento significativo grazie al divieto di accesso al porto per le grandi navi da crociera. MSC Crociere risulta essere l’operatore più inquinante, con emissioni di SOx pari a quelle di tutti i veicoli passeggeri in Europa. L’uso del gas naturale liquefatto (GNL) come alternativa al petrolio è una soluzione parziale, poiché riduce l’inquinamento locale ma è dannoso dal punto di vista climatico a causa delle perdite di metano.

Verso un Mediterraneo più pulito: l’istituzione di aree SECA

L’inquinamento atmosferico prodotto dalle navi rappresenta una minaccia per la salute, il clima e l’ambiente, e l’industria marittima è in ritardo rispetto ad altri settori nella riduzione delle emissioni. L’istituzione di un’area SECA (Sulphur Emission Control Area) nel Mediterraneo, sostenuta dal ministro Costa, mira a ridurre le emissioni solforose e a rendere più sostenibili i trasporti marittimi. Le aree SECA già esistenti nel mar Baltico, nel Mare del Nord e in Nord America hanno dimostrato l’efficacia di tali misure. L’UE si è allineata ai requisiti globali attraverso numerose “sulphur directives”, imponendo standard di controllo uniformi. Tuttavia, la concreta applicazione delle ECA potrebbe generare un’Europa a diverse velocità, accentuando la disparità tra le nazioni del Nord e del Sud del continente. L’istituzione di un’area SECA mediterranea consentirebbe di ripristinare le condizioni di parità nel mercato unico europeo. Il percorso per conseguire tale risultato non è facile, poiché richiede il coinvolgimento di tutti i paesi costieri del Mediterraneo, compresi quelli extra UE.

Tecnologie e metodi alternativi per la riduzione delle emissioni

Per migliorare la compatibilità ambientale dei trasporti via mare, è possibile adottare diverse azioni, tra cui l’installazione di impianti di pulizia dei gas di scarico (scrubbers), l’uso di combustibili a bassissimo tenore di zolfo (come il gas naturale liquefatto) e l’elettrificazione delle banchine (cold ironing). Gli scrubbers rimuovono gli inquinanti dagli scarichi tramite lavaggi con acqua dolce o acqua di mare, mentre il GNL riduce le emissioni di SOx, NOx, PM e CO2. Il cold ironing consente di alimentare elettricamente le imbarcazioni ormeggiate in porto, riducendo le emissioni nocive.

Un Futuro Sostenibile per i Mari Europei: Sfide e Opportunità

Le nuove normative europee rappresentano un passo avanti cruciale verso la protezione degli ecosistemi marini e la promozione di un trasporto marittimo sostenibile. Tuttavia, la loro completa realizzazione implicherà un impegno congiunto da parte degli Stati membri, delle autorità portuali e del comparto navale. Solo attraverso una sinergia operativa sarà possibile assicurare mari più puliti e un futuro eco-compatibile per le future generazioni. L’industria navale dovrà affrontare sfide significative, ma anche cogliere le opportunità di innovazione e miglioramento che queste misure offrono.

Amici, parliamoci chiaro: la difesa dell’ambiente marino è un tema che ci riguarda tutti da vicino. Pensate a quante volte siete stati al mare, a quanto vi piace fare una nuotata in acque cristalline o semplicemente passeggiare sulla spiaggia. Ecco, tutto questo potrebbe essere a rischio se non ci impegniamo a proteggere i nostri mari.

Una nozione base di difesa dei consumatori, in questo contesto, è che abbiamo il diritto di vivere in un ambiente sano e pulito. Le aziende che inquinano i nostri mari stanno violando questo diritto e dobbiamo far sentire la nostra voce per chiedere che rispettino le regole.

Ma c’è anche una nozione più avanzata da considerare: l’economia circolare. Invece di pensare ai prodotti come qualcosa che ha un ciclo di vita lineare (produzione, utilizzo, smaltimento), dobbiamo iniziare a pensare a come possiamo riutilizzare e riciclare i materiali per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Nel caso del trasporto marittimo, questo significa investire in tecnologie più pulite e in carburanti alternativi, ma anche ripensare il modo in cui trasportiamo le merci per ridurre le emissioni.

Vi invito a riflettere su cosa potete fare voi, nel vostro piccolo, per contribuire a proteggere i nostri mari. Ogni gesto conta, dalla scelta di prodotti sostenibili alla partecipazione a iniziative di pulizia delle spiagge.* Insieme, possiamo fare la differenza e garantire un futuro più pulito e sano per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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