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- Rinviata al 1° gennaio 2027 l'entrata in vigore di plastic e sugar tax.
- Plastic tax: imposta di 0,45 euro/kg sui manufatti in plastica.
- Il settore del packaging fattura 26 miliardi di euro e impiega 45mila persone.
Un Rinvio che Divide l’Italia
La saga infinita delle imposte su plastica e zucchero
Il 14 ottobre 2025, il governo italiano ha nuovamente posticipato l’entrata in vigore della plastic tax e della sugar tax, fissandola ora al 1° gennaio 2027. Questa decisione segna l’ennesimo capitolo di una vicenda iniziata nel 2020, quando la Legge di Bilancio introdusse queste due imposte con l’obiettivo di disincentivare l’uso di plastica monouso e il consumo di bevande zuccherate. La plastic tax, in particolare, prevede un’imposta di 0,45 euro al chilo sui manufatti con singolo impiego in plastica (MACSI), mentre la sugar tax mira a ridurre il consumo di bibite ad alto contenuto di zuccheri per contrastare obesità e malattie metaboliche.
Il rinvio ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, le associazioni di categoria come Federalimentare e Assobibe hanno espresso soddisfazione, sostenendo che la sugar tax è una misura “ingiusta e sostanzialmente inutile” e che entrambe le imposte potrebbero avere un impatto negativo sull’industria alimentare e del packaging. Unionplast, ad esempio, ha definito il rinvio una “decisione di buon senso”, sottolineando l’importanza del settore del packaging, che genera un fatturato di 26 miliardi di euro e impiega 45mila persone.
Dall’altro lato, il rinvio ha sollevato preoccupazioni riguardo alla credibilità delle politiche ambientali italiane e alla transizione verso un’economia circolare. L’Italia, secondo alcuni osservatori, rischia di apparire come un paese che si impegna a livello internazionale ma poi non riesce a tradurre tali impegni in azioni concrete a livello nazionale.
Questa ennesima proroga pone interrogativi cruciali sul futuro delle politiche ambientali e sanitarie in Italia. Si tratta di una scelta strategica per sostenere l’economia nazionale in un momento di difficoltà, oppure di una resa alle pressioni delle lobby industriali a discapito della salute dei cittadini e della tutela dell’ambiente?

- Finalmente una decisione di buon senso! Le aziende......
- Un'altra occasione persa per la nostra salute e l'ambiente... 😡...
- E se invece di tasse, incentivassimo le alternative sostenibili... 🤔...
Interessi economici contro salute pubblica: un conflitto irrisoluto
Le motivazioni addotte per giustificare il rinvio delle plastic e sugar tax sono principalmente di natura economica. Si sostiene che l’introduzione di queste imposte in un periodo di inflazione elevata potrebbe gravare ulteriormente sui consumatori e mettere a rischio la competitività delle imprese italiane. Tuttavia, dietro a queste argomentazioni si celano interessi economici ben precisi, difesi strenuamente dalle associazioni di categoria.
Federalimentare, ad esempio, ha più volte criticato la sugar tax, sostenendo che nonPorterebbe benefici concreti per la salute dei consumatori e che penalizzerebbe ingiustamente il settore alimentare. Assobibe, l’associazione che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, ha espresso soddisfazione per il rinvio, auspicando una possibile cancellazione definitiva delle due imposte. Unionplast, dal canto suo, ha sottolineato l’importanza del settore del packaging per l’economia italiana, paventando possibili conseguenze negative in caso di introduzione della plastic tax.
Queste posizioni riflettono una visione miope, che privilegia gli interessi a breve termine delle imprese a scapito della salute pubblica e della tutela dell’ambiente. Numerosi studi scientifici, infatti, dimostrano i danni causati dall’eccessivo consumo di bevande zuccherate e dall’inquinamento da plastica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ad esempio, raccomanda di limitare l’assunzione di zuccheri aggiunti per prevenire obesità, diabete e altre malattie croniche. Allo stesso modo, l’Unione Europea ha adottato una strategia per ridurre l’inquinamento da plastica, promuovendo il riciclo e la riduzione dei rifiuti.
Il conflitto tra interessi economici e salute pubblica è un tema ricorrente nel dibattito sulle politiche ambientali e sanitarie. Spesso, le lobby industriali riescono a influenzare le decisioni dei governi, ottenendo rinvii o modifiche delle normative a loro favorevoli. In questo caso, l’ennesimo rinvio delle plastic e sugar tax sembra essere un esempio lampante di questa dinamica. Il rinvio di queste tasse, che mirano a ridurre il consumo di prodotti dannosi per la salute e l’ambiente, solleva serie preoccupazioni. Da un lato, si paventa un aumento dei costi per i consumatori e un impatto negativo sulla competitività delle imprese italiane. Dall’altro, si sottolinea la necessità di proteggere la salute pubblica e di promuovere pratiche più sostenibili.
Un’occhiata all’europa: modelli virtuosi e opportunitÀ mancate
Mentre l’Italia continua a rinviare l’introduzione delle plastic e sugar tax, molti altri paesi europei hanno già adottato misure simili con risultati incoraggianti. Il Regno Unito, ad esempio, ha introdotto nel 2018 la “Soft Drinks Industry Levy” (SDIL), una tassa sulle bevande analcoliche con elevato contenuto di zuccheri aggiunti. Uno studio ha dimostrato che questa tassa ha contribuito a ridurre il consumo di bevande zuccherate e a prevenire migliaia di casi di obesità annui nelle ragazze in età scolare. La Francia ha introdotto una sugar tax nel 2012, modulata in base al contenuto di zucchero delle bevande. Anche paesi come Irlanda, Estonia e Norvegia hanno adottato misure simili.
Per quanto riguarda la plastica, diversi paesi europei hanno introdotto tasse su specifici tipi di plastica o di usi del materiale, a partire dagli imballaggi. Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Paesi Bassi e Slovenia hanno scelto di impiegare strumenti fiscali per incoraggiare condotte più ecologiche. In Danimarca, ad esempio, i prodotti di packaging hanno un’imposta che varia a seconda del contenuto di plastica riciclata.
Queste esperienze dimostrano che le plastic e sugar tax possono essere strumenti efficaci per promuovere comportamenti più sostenibili e per ridurre l’impatto ambientale e sanitario dei consumi. Tuttavia, è fondamentale che queste imposte siano ben calibrate e accompagnate da altre misure, come campagne di sensibilizzazione e incentivi per le imprese che investono in tecnologie più pulite.
L’Italia, rinviando ancora una volta l’introduzione delle plastic e sugar tax, perde un’opportunità importante per allinearsi agli standard europei e per contribuire alla lotta contro l’inquinamento da plastica e l’obesità. Il rischio è di rimanere indietro rispetto agli altri paesi europei, che stanno già raccogliendo i frutti delle loro politiche ambientali e sanitarie. Resta da vedere se il governo italiano sarà in grado di recuperare il terreno perduto e di adottare misure concrete per tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente. Paesi Bassi e Slovenia hanno scelto la leva fiscale per incentivare comportamenti più virtuosi. In Danimarca, ad esempio, i prodotti di packaging hanno un’imposta che varia a seconda del contenuto di plastica riciclata.
Quale futuro per le politiche ambientali e sanitarie in Italia?
L’ennesimo rinvio delle plastic e sugar tax solleva interrogativi profondi sul futuro delle politiche ambientali e sanitarie in Italia. Quali sono le priorità del governo? Si vuole davvero tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente, oppure si preferisce assecondare gli interessi delle lobby industriali?
La questione è complessa e non può essere ridotta a una semplice contrapposizione tra economia e ambiente. È necessario trovare un equilibrio tra le esigenze delle imprese e la tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Questo richiede un approccio integrato, che combini strumenti fiscali, incentivi, campagne di sensibilizzazione e investimenti in tecnologie più pulite.
Il rinvio delle plastic e sugar tax rappresenta un’occasione persa, ma non è detto che sia una sconfitta definitiva. Il governo ha ancora la possibilità di rimettere in discussione la questione e di adottare misure concrete per promuovere comportamenti più sostenibili e per ridurre l’impatto ambientale e sanitario dei consumi. La sfida è quella di trovare un compromesso che soddisfi tutte le parti in causa e che garantisca un futuro migliore per le prossime generazioni.
È fondamentale che il governo si impegni a definire al più presto un quadro normativo chiaro e efficace, che tenga conto delle specificità del contesto italiano e delle esperienze positive di altri paesi europei. Solo così sarà possibile trasformare le buone intenzioni in azioni concrete e costruire un futuro più sostenibile per l’Italia. Il continuo rinvio di queste imposte evidenzia una mancanza di chiarezza nella strategia del governo italiano riguardo alle politiche ambientali e sanitarie.
Nel contesto del dibattito sulle plastic e sugar tax, è fondamentale ricordare il principio base del consumo consapevole: informarsi prima di acquistare. Essere consapevoli dell’impatto ambientale e sulla salute dei prodotti che consumiamo ci permette di fare scelte più responsabili e di esercitare il nostro potere di consumatori per orientare il mercato verso prodotti più sostenibili. Un concetto più avanzato è quello dell’advocacy del consumatore: non limitarsi a scelte individuali, ma unirsi ad associazioni e movimenti per influenzare le politiche pubbliche e promuovere un cambiamento sistemico. Riflettiamo: le nostre scelte quotidiane, sommate, possono fare la differenza, ma è attraverso l’azione collettiva che possiamo davvero incidere sul futuro.