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- Ogni giorno, l'equivalente di 2.000 camion di plastica finisce negli oceani.
- L'UNEP prevede un aumento di 3 volte dei rifiuti plastici entro il 2040.
- Quasi 100 nazioni chiedono un accordo sulla fabbricazione e sostanze chimiche.
Il mondo si trova di fronte a una crisi ambientale senza precedenti, alimentata dall’incessante produzione e dall’inadeguata gestione della plastica. Con l’equivalente di 2.000 camion di spazzatura pieni di plastica riversati quotidianamente negli ecosistemi acquatici, la necessità di un’azione globale coordinata è diventata impellente. L’appuntamento è a Ginevra, dove dal 9 al 14 agosto 2025, i negoziatori si riuniranno per la sessione INC-5.2, con la speranza di superare gli ostacoli che hanno impedito finora la realizzazione di un trattato ambizioso e vincolante sulla plastica. Il fallimento dell’ultimo incontro a Busan, Corea del Sud, ha evidenziato le profonde divisioni tra i Paesi, in particolare sulla limitazione della produzione di plastica e sulla regolamentazione delle sostanze chimiche pericolose utilizzate nella sua fabbricazione. Le implicazioni sono gravissime: l’UNEP avverte che, qualora non si intervenga, la mole di scarti plastici immessi negli ecosistemi acquatici potrebbe aumentare di tre volte entro il 2040, passando da 9-14 milioni di tonnellate annue nel 2016 a 23-37 milioni di tonnellate all’anno.
I Nodi Cruciali del Negoziato: Produzione, Additivi e Consenso
I punti di attrito principali riguardano la limitazione della produzione di plastica e il divieto di alcuni additivi, sostanze chimiche utilizzate per conferire ai polimeri determinate caratteristiche. Questi temi, apparentemente tecnici, celano interessi economici e geopolitici divergenti. Da un lato, un’alleanza di quasi 100 nazioni, tra cui Messico e Ruanda, sollecita un accordo robusto che contempli disposizioni sulla fabbricazione, sui polimeri nocivi e sulle sostanze chimiche rischiose. Dall’altro, i “Like-Minded Countries”, guidati da Arabia Saudita, Iran e Russia, si oppongono a qualsiasi misura che possa limitare la produzione di plastica, sostenendo che l’obiettivo dovrebbe essere la gestione dei rifiuti, non la fine della plastica stessa. La questione del consenso, ovvero la necessità di unanimità per l’adozione di decisioni, rappresenta un ulteriore ostacolo. Questo meccanismo, infatti, conferisce un potere sproporzionato a una minoranza di Paesi, che possono bloccare il processo o trascinare la maggioranza verso il minimo comune denominatore. L’incontro del Bureau del Comitato, svoltosi a fine gennaio, ha sottolineato l’esigenza di ottimizzare l’organizzazione dei lavori, la trasparenza e la comunicazione tra le delegazioni, al fine di assicurare il successo delle negoziazioni.
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Il Ruolo delle Lobby e le Proposte degli Scienziati
Come in ogni trattativa multilaterale di portata globale, anche nel caso del trattato sulla plastica si registra la presenza ingombrante delle lobby industriali. A Busan, i lobbisti erano più numerosi della delegazione europea, superando persino quella del paese ospitante, la Corea del Sud. Queste figure esercitano pressioni sulle delegazioni nazionali, cercando di influenzare il testo del trattato a favore degli interessi delle aziende che rappresentano. In questo contesto, assume un’importanza cruciale il contributo della comunità scientifica. La “Scientists’ Coalition for an Effective Plastics Treaty”, un raggruppamento di 300 scienziati indipendenti esperti in inquinamento da plastica, ha formulato una replica alla bozza zero del trattato, offrendo riflessioni e contributi fondati su dati scientifici. Gli scienziati sottolineano la necessità di obiettivi di riduzione dei polimeri primari vincolati nel tempo, criteri di sicurezza, sostenibilità, essenzialità e trasparenza, strategie specifiche per ogni settore della filiera delle materie plastiche, un fondo multilaterale dedicato e un’interfaccia scienza-politica indipendente e affidabile. Un aspetto particolarmente rilevante riguarda la semplificazione delle sostanze chimiche utilizzate nella produzione di plastica, al fine di ridurre gli impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente.

Verso un Futuro Sostenibile: Sfide e Opportunità
Il Trattato Globale sulla Plastica rappresenta un’opportunità storica per porre fine all’inquinamento da plastica e promuovere un’economia circolare. Tuttavia, il successo di questo ambizioso progetto dipenderà dalla capacità dei Paesi di superare le divergenze, resistere alle pressioni delle lobby industriali e adottare misure concrete e vincolanti. La riduzione della produzione di plastica, la regolamentazione delle sostanze chimiche pericolose, la promozione dell’ecodesign dei prodotti e il sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo sono elementi essenziali per raggiungere un futuro sostenibile. La partecipazione attiva della società civile, della comunità scientifica e delle popolazioni indigene è fondamentale per garantire che il trattato risponda alle esigenze di tutti e protegga l’ambiente per le generazioni future.
Un Passo alla Volta: Consapevolezza e Azione Quotidiana per un Futuro Senza Plastica
Amici lettori, la lotta contro l’inquinamento da plastica è una sfida che riguarda tutti noi. Anche se le negoziazioni internazionali possono sembrare lontane dalla nostra vita quotidiana, le decisioni che verranno prese a Ginevra avranno un impatto significativo sul nostro futuro. Ricordiamoci che ogni piccolo gesto conta: ridurre il consumo di plastica monouso, riciclare correttamente i rifiuti, scegliere prodotti con imballaggi sostenibili e sostenere le iniziative che promuovono l’economia circolare sono azioni concrete che possiamo intraprendere ogni giorno per fare la differenza.
Nozione base di difesa del consumatore: la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) è un principio fondamentale che attribuisce ai produttori la responsabilità finanziaria e operativa della gestione dei propri prodotti a fine vita. Questo incentiva la progettazione di prodotti più sostenibili e facilita il riciclo e il riuso dei materiali.
Nozione avanzata di difesa del consumatore: l’analisi del ciclo di vita (LCA) è uno strumento che permette di valutare l’impatto ambientale di un prodotto o servizio lungo l’intero ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento. Questo approccio consente di identificare i punti critici e di adottare soluzioni per ridurre l’impatto ambientale complessivo.
Riflettiamo insieme: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire a un futuro senza plastica? Quali sono le nostre abitudini che possiamo cambiare per ridurre il nostro impatto ambientale? E come possiamo sensibilizzare le persone che ci circondano sull’importanza di questo tema? Solo con un impegno collettivo possiamo sperare di invertire la rotta e proteggere il nostro pianeta.
- Pagina di Wikipedia sul trattato globale sull'inquinamento da plastica.
- Pagina ufficiale UNEP sulla sessione INC-5.2 e i suoi partecipanti.
- Pagina ufficiale UNEP sull'Intergovernmental Negotiating Committee, sessione INC-5.2.
- Dichiarazione dell'Iran a nome del gruppo Like-Minded, utile per approfondire.