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Colonialismo dei rifiuti: l’emergenza globale che soffoca il sud del mondo

Analizziamo le dinamiche del commercio globale dei rifiuti, l'impatto devastante sui paesi in via di sviluppo e le strategie per una gestione più equa e sostenibile.
  • Produzione globale di rifiuti urbani: oltre 2 miliardi di tonnellate annue.
  • Solo il 9% della plastica prodotta è correttamente riciclata.
  • Nel 2022, 62 milioni di tonnellate di e-waste prodotte globalmente.

Il mondo si trova ad affrontare una crisi crescente legata alla gestione dei rifiuti, con implicazioni ambientali, sanitarie ed economiche di vasta portata. La produzione globale di rifiuti solidi urbani supera i 2 miliardi di tonnellate all’anno, una cifra destinata a raggiungere i 3,4 miliardi di tonnellate entro il 2050, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP). A questa quantità impressionante si sommano i rifiuti derivanti da attività agricole, industriali, edili e sanitarie, creando un quadro allarmante.

La gestione di questi rifiuti è diventata una sfida geopolitica complessa. Paesi come la Thailandia hanno recentemente imposto divieti sull’importazione di plastica, seguendo l’esempio della Cina, che nel 2018 aveva bandito l’importazione di 24 categorie di rifiuti solidi. Queste decisioni sono state motivate dalla volontà di ridurre l’inquinamento e proteggere la salute pubblica, ma hanno anche messo in luce le dinamiche inique del commercio globale dei rifiuti.

Il Colonialismo dei Rifiuti: Un’Eredità Tossica

Il fenomeno del “colonialismo dei rifiuti” vede i Paesi ad alto reddito esportare i propri rifiuti, spesso tossici e pericolosi, verso nazioni più povere in cambio di compensi economici o aiuti infrastrutturali. Questo scambio impari, descritto da Alexander Clapp nel suo libro “Waste Wars”, trasforma i Paesi in via di sviluppo in discariche globali, con gravi conseguenze per l’ambiente e la salute delle popolazioni locali.

I siti di smaltimento rifiuti più estesi a livello planetario si concentrano prevalentemente nell’emisfero australe, come ad esempio a Mbeubeuss in Senegal e a Bantargebang in Indonesia. Qui, migliaia di lavoratori informali, spesso in condizioni di estrema povertà, smistano i rifiuti alla ricerca di materiali riciclabili, esponendosi a rischi sanitari significativi. La Convenzione di Basilea, entrata in vigore nel 1992, ha cercato di regolamentare il commercio di rifiuti pericolosi, ma non ha affrontato adeguatamente il problema dei rifiuti non tossici. Un emendamento del 2019 ha proibito l’esportazione di rifiuti plastici verso Paesi che non danno il loro esplicito consenso, ma la strada verso una gestione equa e sostenibile dei rifiuti è ancora lunga.

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La Crisi della Plastica e dei Rifiuti Tessili: Un’Emergenza Ambientale

La plastica rappresenta una delle principali sfide nella gestione dei rifiuti. Solo il 9% della plastica prodotta viene correttamente riciclato, mentre il resto finisce in discariche, inceneritori o disperso nell’ambiente. *Si prevede che entro il 2050 la quantità di scarti plastici che contaminano il nostro ecosistema arriverà a un volume doppio rispetto ad oggi, quindi oltrepassando la soglia critica di 121 milioni di tonnellate.* La maggior parte di questa dispersione avviene nei Paesi non OCSE, a causa di infrastrutture inadeguate e sistemi di riciclo inefficienti.

Anche l’industria tessile contribuisce in modo significativo alla crisi dei rifiuti. Tra il 2000 e il 2015, la produzione tessile è raddoppiata, mentre la durata dell’utilizzo degli indumenti è diminuita del 36%. Su base annuale, generiamo 92 milioni di tonnellate di scarti tessili, una cifra che equivale a un camion colmo di abiti scaricato in discarica ogni singolo secondo. Il deserto di Atacama in Cile è divenuto uno dei punti di arrivo principali per capi di abbigliamento invenduti o usati, con oltre 131.000 tonnellate di vestiti giunte nel Paese nel 2022. Similmente, il mercato di Accra in Ghana è sommerso dai rifiuti tessili, con una grande percentuale di vestiti che finisce in discarica o dispersa nell’ambiente.

E-Waste: La Montagna Nascosta dell’Era Digitale

La rapida digitalizzazione della società ha portato a un aumento esponenziale dei rifiuti elettronici (e-waste). Nel 2022, a livello globale, sono state prodotte 62 milioni di tonnellate di e-waste, un aumento dell’82% rispetto al 2010. Si prevede che questa cifra raggiungerà le 82 milioni di tonnellate entro il 2030. Meno di un quarto di questi rifiuti viene raccolto e riciclato correttamente, con una perdita stimata di 62 miliardi di dollari di risorse naturali ogni anno.

La discarica di Agbogbloshie in Ghana è uno dei più grandi siti di smaltimento di e-waste al mondo, dove migliaia di persone, tra cui bambini, smontano apparecchiature elettroniche per recuperare metalli preziosi, esponendosi a sostanze tossiche. Le Nazioni Unite hanno denunciato un aumento del traffico illegale di e-waste dai Paesi sviluppati, che rappresenta un sesto dei rifiuti sequestrati a livello globale.

Verso un Futuro Sostenibile: Responsabilità Condivisa e Innovazione Circolare

La crisi dei rifiuti richiede un approccio globale e coordinato, basato sulla responsabilità condivisa e sull’innovazione circolare. È fondamentale ridurre la produzione di rifiuti alla fonte, promuovere il riuso e il riciclo, e sviluppare tecnologie innovative per la gestione dei rifiuti. I divieti sull’importazione di rifiuti, come quelli implementati dalla Thailandia e dalla Cina, rappresentano un passo importante, ma è necessario affrontare le cause profonde del problema, promuovendo modelli di consumo più sostenibili e investendo in infrastrutture di gestione dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo.
L’Unione Europea sta adottando misure significative, come la Strategia per il tessile sostenibile e circolare e il divieto di esportazione di rifiuti plastici verso Paesi non OCSE. Tuttavia, è essenziale che tutti i Paesi si impegnino a rispettare gli accordi internazionali e a collaborare per trovare soluzioni efficaci. La transizione verso un’economia circolare, in cui i rifiuti sono considerati risorse preziose, è fondamentale per garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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