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- Il Protocollo di Montreal ha eliminato il 99% delle sostanze dannose.
- L'ozono tornerà ai livelli normali entro il 2030 nell'emisfero settentrionale.
- Evitati 2 milioni di nuovi casi di cancro alla pelle entro il 2030.
La vicenda del buco nell’ozono è una fonte di ispirazione, un chiaro esempio di come l’umanità, di fronte a un pericolo per la sua esistenza, possa collaborare e cambiare direzione. Il 16 settembre, giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale per la Salvaguardia dello Strato di Ozono, ricorda la firma del Protocollo di Montreal nel 1987, un accordo che ha rappresentato un punto di svolta per il nostro pianeta.
Tra gli anni ’70 e ’80, la comunità scientifica diede l’allarme: lo strato di ozono stratosferico, uno schermo invisibile che salvaguarda la vita sulla Terra assorbendo le pericolose radiazioni ultraviolette (UV-B) provenienti dal sole, si stava assottigliando in maniera allarmante.
Un indebolimento di questa protezione naturale avrebbe causato un aumento di malattie della pelle come i tumori cutanei, la comparsa di cataratte, un abbassamento delle difese immunitarie e serie conseguenze sugli ecosistemi agricoli e marini.
I colpevoli vennero individuati nei clorofluorocarburi (CFC) e in altri composti alogenati, sostanze chimiche artificiali usate come refrigeranti, propellenti e espandenti. Una volta rilasciati, questi gas si innalzavano nella stratosfera, dove liberavano atomi di cloro e bromo che distruggevano le molecole di ozono.
La scoperta, nel 1985, di un marcato diradamento dello strato di ozono sopra l’Antartide, conosciuto come “buco dell’ozono”, rese la minaccia immediatamente tangibile.
La risposta a livello mondiale fu veloce e risoluta. Le nazioni agirono prima con la Convenzione di Vienna del 1985 e poi con il Protocollo di Montreal del 1987, un trattato vincolante che fissava un programma preciso per l’eliminazione graduale delle sostanze nocive per l’ozono.
Il successo del Protocollo si basa su diversi elementi fondamentali:
- Guida scientifica: l’indirizzo delle politiche fu costantemente supportato e definito dalle approfondite analisi di un comitato scientifico internazionale.
- Universalità: il trattato fu ratificato da 197 Paesi.
- Responsabilità condivisa ma differenziata: venne creato il Fondo Multilaterale Ozono per dare assistenza tecnica e finanziaria ai Paesi in via di sviluppo.
- Flessibilità: il trattato fu modificato più volte per velocizzare le eliminazioni e includere nuove sostanze.
Ad oggi, circa il 99% delle sostanze dannose per lo strato di ozono, previste dal Protocollo, è stato eliminato.
Le previsioni scientifiche suggeriscono che l’ozono sopra l’emisfero settentrionale potrebbe ritornare completamente ai livelli normali entro il 2030, quello nell’emisfero australe entro il 2050, mentre il ripristino del buco sopra le regioni polari è stimato per il 2060.
Si stima che, senza il Protocollo, entro il 2030 si sarebbero verificati circa 2 milioni di nuovi casi globali di cancro alla pelle ogni anno.
Oltre l’Ozono: Altri Successi Ambientali
La storia di successo di Montreal non è l’unica nel suo genere.
Il passato recente presenta diversi altri esempi in cui la cooperazione tra nazioni ha efficacemente affrontato serie minacce ambientali.
Un ulteriore traguardo è stato il bando mondiale della benzina contenente piombo.
Per circa un secolo, il tetraetile di piombo è stato un componente della benzina per migliorare le prestazioni dei motori, causando però effetti devastanti e permanenti sullo sviluppo neurologico dei bambini.
Grazie a una campagna della durata di vent’anni guidata dall’UNEP, l’obiettivo fu raggiunto nell’agosto del 2021, quando l’Algeria, l’ultimo paese rimasto, ne interruppe la distribuzione.
Progressi importanti sono stati compiuti anche nella lotta alle piogge acide. Tra gli anni ’70 e ’80, le emissioni di ossidi di zolfo (SOx) e di azoto (NOx) provenienti da centrali a carbone e attività industriali stavano rendendo le precipitazioni sempre più acide.
Attraverso accordi internazionali, come la Convenzione di Ginevra del 1979 sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lunga distanza, le nazioni europee e nordamericane si sono impegnate a ridurre drasticamente tali emissioni.
- 🎉 Che successo! Dimostra che la collaborazione globale funziona…...
- 🤔 Ma siamo sicuri che i CFC siano gli unici colpevoli…?...
- 💡 Interessante parallelismo con la crisi climatica, ma… 🌍...
Le Sfide del Futuro: I “Protocolli di Montreal” di Domani
Se abbiamo avuto successo con l’ozono e con il piombo, possiamo ripeterci.
L’esperienza di Montreal costituisce un modello valido da applicare alle odierne emergenze.
L’inquinamento da plastica è una questione simile a quella dei CFC, con conseguenze disastrose su ecosistemi e salute.
A partire dal 2022, l’organo delle Nazioni Unite per le politiche ambientali ha approvato una decisione storica per avviare i negoziati su un accordo internazionale legalmente vincolante per combattere l’inquinamento da plastica.
La sfida globale per eccellenza è senz’altro la crisi climatica.
L’Accordo di Parigi del 2015 ha rappresentato un passo cruciale, ma si fonda su impegni volontari non sufficienti. La lezione di Montreal ci insegna la necessità di meccanismi più efficaci, con obiettivi inderogabili e valutazioni periodiche.
La perdita di biodiversità vede circa un milione di specie a rischio di estinzione. Nel dicembre 2022, a Montreal, è stato adottato il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, che stabilisce gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, tra cui la tutela di almeno il 30% delle terre e dei mari del pianeta.

TOREPLACE = “Crea un’immagine iconica e concettuale ispirata all’arte neoplastica e costruttivista. L’immagine deve raffigurare tre entità principali: 1) Uno strato di ozono stilizzato come una fascia protettiva che avvolge parzialmente il globo terrestre, rappresentato con forme geometriche semplici e razionali. 2) Una bottiglia di plastica stilizzata, simbolo dell’inquinamento, scomposta in forme geometriche essenziali. 3) Un albero stilizzato, che rappresenta la biodiversità, anch’esso scomposto in forme geometriche pure. L’immagine deve contenere linee verticali e orizzontali predominanti. Utilizza una palette di colori freddi e desaturati, come blu, grigi e verdi tenui. L’immagine non deve contenere testo e deve essere unitaria e facilmente comprensibile.”
Un Futuro Possibile: Ispirazione e Azione
Di fronte alle sfide ambientali odierne, la storia della battaglia per salvare l’ozono ci offre speranza e una guida pratica. Ci dimostra che “farcela” è possibile.
Un nuovo studio del MIT ha confermato che lo strato di ozono antartico si sta riprendendo grazie alla diminuzione dei CFC, sostanze messe al bando nel 1987. Questa ricerca, pubblicata su Nature, ha impiegato un metodo innovativo basato sul “fingerprinting” per isolare l’impatto della riduzione dei CFC sul recupero dell’ozono.
I ricercatori hanno confrontato 15 anni di osservazioni satellitari dell’ozono antartico con simulazioni al computer, variando l’influenza di diversi fattori. Il risultato è stato chiaro: c’è un 95% di certezza statistica che il miglioramento riscontrato sia dovuto alla riduzione dei CFC.
Gli esperti prevedono che l’ozono tornerà ai suoi livelli precedenti agli anni ’80 entro la metà di questo secolo, con la completa chiusura del buco antartico intorno al 2060.
Alcuni scienziati sono persino più ottimisti, prevedendo la scomparsa del buco dell’ozono già verso il 2035.
L’Eredità dell’Ozono: Un Modello per il Futuro Sostenibile
La vicenda del buco dell’ozono ci offre una lezione preziosa: la cooperazione internazionale, guidata dalla scienza, può portare a risultati concreti per il benessere del pianeta. Questo successo dimostra che possiamo affrontare le sfide ambientali globali, dal cambiamento climatico alla perdita di biodiversità, adottando soluzioni condivise e comportamenti responsabili.
Amici lettori, la storia del buco dell’ozono ci insegna che le nostre azioni hanno un impatto diretto sull’ambiente. Una nozione base di difesa del consumatore consapevole è quella di preferire prodotti e tecnologie che non danneggiano l’ozono, come frigoriferi e condizionatori con refrigeranti ecologici.
Una nozione avanzata è quella di sostenere politiche e iniziative che promuovono l’economia circolare, riducendo la produzione di rifiuti e incentivando il riciclo dei materiali. Questo approccio non solo protegge l’ozono, ma contribuisce a un futuro più sostenibile per tutti.
Riflettiamo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire a proteggere l’ambiente e a costruire un futuro migliore per le prossime generazioni? Ogni scelta conta, ogni azione fa la differenza.