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Clima: le aziende fossili dovranno pagare 28.000 miliardi di dollari?

Un nuovo studio quantifica i danni economici delle emissioni di 111 aziende, aprendo la strada a richieste di risarcimento miliardarie e a un nuovo paradigma di responsabilità climatica.
  • Ondate di calore causate da 111 aziende: danni per 28.000 miliardi di dollari.
  • 9.000 miliardi di dollari di danni imputabili alle prime 5 aziende.
  • Aruba ha subito 187 giorni di caldo estremo, 45 in più del previsto.

Il cambiamento climatico, un tempo percepito come una minaccia distante, si manifesta oggi come una realtà economica inequivocabile. Eventi meteorologici estremi, quali ondate di calore, incendi devastanti, siccità prolungate e alluvioni improvvise, colpiscono con frequenza crescente territori, comunità e infrastrutture, generando costi economici ingenti. Di fronte a questa crisi diffusa, sia i governi che le comunità si stanno attivando per far valere il principio “chi inquina paga“, avviando azioni legali nei confronti delle maggiori imprese responsabili delle emissioni che alterano il clima.

Un nuovo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, segna una svolta cruciale in questo contesto. I ricercatori del Dartmouth College e della Stanford University hanno quantificato l’impatto economico delle ondate di calore causate dalle emissioni di anidride carbonica e metano prodotte da 111 aziende. Tra il 1991 e il 2020, tali eventi hanno generato danni per 28.000 miliardi di dollari a livello globale. Di questa cifra, ben 9.000 miliardi sono direttamente riconducibili alle cinque imprese con le emissioni più elevate.

Lo studio introduce un modello innovativo di attribuzione climatica, che consente di collegare specifici danni economici alle emissioni di singole imprese del settore fossile. Questo modello si basa su un criterio causale definito “but for” (ma se), secondo il quale un evento climatico estremo non si sarebbe verificato “se non fosse stato per” le emissioni di una determinata azienda.

Justin Mankin, autore senior dello studio e professore associato presso il Dipartimento di Geografia del Dartmouth College, afferma: “Sosteniamo che il caso scientifico sulla responsabilità climatica sia chiuso, anche se il futuro di questi casi rimane una questione aperta. Il nostro framework è in grado di fornire solide attribuzioni di danni climatici basati sulle emissioni a livello aziendale. Questo dovrebbe aiutare i tribunali a valutare meglio le richieste di risarcimento per le perdite e i disagi derivanti dai cambiamenti climatici causati dall’uomo“.

Nello specifico, le stime elaborate dai ricercatori suggeriscono che Chevron, l’azienda con il maggior volume di emissioni tra quelle considerate, potrebbe dover rispondere di danni economici legati al caldo per un importo stimato tra 791 e 3.600 miliardi di dollari nel periodo in esame.

Il modello “But For” e la scienza dell’attribuzione climatica

Lo studio rappresenta un avanzamento significativo nella “scienza dell’attribuzione climatica“, un campo in rapida evoluzione che mira a collegare eventi estremi e fenomeni climatici a precise cause antropiche. Il nuovo modello supera i limiti dei precedenti approcci, i quali si basavano su misurazioni atmosferiche globali di difficile imputazione a fonti specifiche.

Il calcolo prende avvio dalle emissioni aziendali documentate, che vengono simulate all’interno di modelli climatici per confrontare l’attuale situazione con uno scenario ipotetico in cui tali emissioni non fossero mai state rilasciate. Christopher Callahan, primo autore dello studio, sottolinea: “I nostri risultati dimostrano che è effettivamente possibile confrontare il mondo attuale con un mondo privo di singoli emettitori. La prosperità dell’economia occidentale si è basata sui combustibili fossili, ma proprio come un’azienda farmaceutica non può essere assolta dagli effetti negativi di un farmaco grazie ai benefici che ne derivano, le aziende produttrici di combustibili fossili non dovrebbero essere scusate per i danni che hanno causato, dalla prosperità che i loro prodotti hanno generato“.

Questa metodologia ha già trovato applicazione pratica nel Climate Superfund Act del Vermont, approvato in seguito alle devastanti alluvioni del 2023. La normativa consente allo Stato di richiedere alle imprese fossili un contributo finanziario per i danni ambientali scientificamente collegabili alle loro emissioni.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente uno studio che mette nero su bianco le responsabilità! 👍......
  • 28.000 miliardi? Una cifra astronomica che spaventa... 😨...
  • E se invece di puntare il dito cambiassimo prospettiva? 🤔......

Il caldo estremo e la responsabilità delle aziende fossili

Un ulteriore studio, condotto da World Weather Attribution, Climate Central e dal Centro climatico della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, evidenzia che nell’ultimo anno metà della popolazione mondiale ha subito un mese di caldo estremo in più rispetto alla norma a causa del riscaldamento globale provocato dall’uomo. I risultati evidenziano in modo netto quanto l’uso continuato di combustibili fossili rappresenti un rischio per la salute e il benessere in tutti i continenti, con impatti particolarmente sottovalutati nelle nazioni in via di sviluppo.

Friederike Otto, climatologa dell’Imperial College di Londra e coautrice del rapporto, osserva: “Con ogni barile di petrolio bruciato, ogni tonnellata di anidride carbonica rilasciata e ogni frazione di grado di riscaldamento, le ondate di caldo colpiranno un numero sempre maggiore di persone“.

L’indagine ha identificato 67 episodi di caldo estremo nel corso dei dodici mesi, tutti recanti l’impronta del riscaldamento globale. L’isola di Aruba, nei Caraibi, è risultata la più colpita, registrando 187 giorni di caldo estremo, ovvero 45 in più di quanto ci si aspetterebbe in un mondo privo di cambiamenti climatici.

Questi dati allarmanti, uniti alle evidenze scientifiche sull’attribuzione climatica, rafforzano la necessità di azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

Verso un futuro sostenibile: responsabilità e consapevolezza

La crescente consapevolezza dell’impatto economico e sociale del cambiamento climatico sta spingendo governi, aziende e cittadini a intraprendere azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere un futuro più sostenibile. La transizione verso fonti di energia rinnovabile, l’adozione di pratiche agricole sostenibili e la promozione di modelli di consumo responsabili sono solo alcune delle strategie che possono contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e a proteggere il nostro pianeta.

Tuttavia, è fondamentale che le aziende del settore fossile assumano la propria responsabilità per i danni causati dalle loro emissioni e contribuiscano attivamente alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. La scienza ha presentato il conto, e ora è tempo di agire.

Mentre le cause legali contro i giganti del fossile si moltiplicano, è essenziale che i consumatori siano consapevoli delle proprie scelte e sostengano le aziende che si impegnano per la sostenibilità ambientale. Solo attraverso un impegno collettivo e una maggiore consapevolezza potremo affrontare la sfida del cambiamento climatico e costruire un futuro più prospero e sostenibile per tutti.

Un Nuovo Paradigma di Responsabilità: Oltre il Danno, la Prevenzione

La quantificazione dei danni economici derivanti dalle emissioni delle aziende fossili rappresenta un passo avanti cruciale, ma non sufficiente. È imperativo spostare l’attenzione dalla mera riparazione del danno alla prevenzione, incentivando un cambiamento radicale nei modelli di produzione e consumo. La transizione verso un’economia circolare, che minimizzi gli sprechi e massimizzi il riutilizzo delle risorse, è una componente essenziale di questa strategia.

Inoltre, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra i consumatori, fornendo loro gli strumenti per valutare l’impatto ambientale dei prodotti e servizi che acquistano. L’etichettatura ambientale, la trasparenza delle filiere produttive e l’educazione al consumo responsabile sono elementi chiave per consentire ai cittadini di fare scelte informate e sostenibili.

Infine, è necessario un impegno politico forte per incentivare le aziende ad adottare pratiche sostenibili e disincentivare le attività che contribuiscono al cambiamento climatico. L’introduzione di tasse sulle emissioni di carbonio, la promozione di investimenti in energie rinnovabili e la regolamentazione delle attività estrattive sono strumenti essenziali per guidare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Amici, la difesa dei consumatori in questo contesto non è solo una questione di diritti individuali, ma una battaglia per la sopravvivenza del nostro pianeta. Una nozione base da tenere a mente è che ogni nostra scelta, dal cibo che mangiamo all’energia che consumiamo, ha un impatto sull’ambiente. Una nozione avanzata, invece, è che possiamo utilizzare il nostro potere di consumatori per influenzare le aziende e i governi, premiando le pratiche sostenibili e punendo quelle dannose. Riflettiamo su questo: il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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